martedì 15 settembre 2015

Il Sole 15.9.15
«Serve una grande prova di solidarietà»
Janusz Piechocinski, vicepremier e ministro del’economia della Polonia
di Luca Veronese


ANUSZ PIECHOCINSKI VICEPREMIER E MINISTRO DELL’ECONOMIA DELLA POLONIA
«L’Europa deve superare l’esame della solidarietà. Il dramma dei migranti ci impone di stare uniti, dobbiamo affrontare assieme questa prova difficilissima per i leader politici e per i cittadini di tutto il continente, dobbiamo riscoprire e riaffermare i nostri valori, i valori costituenti dell’Europa». Janusz Piechocinski, vicepremier e ministro dell’Economia polacco, riprende le parole di Lech Walesa e consiglia di rileggere i testi di Karol Wojtyla per capire cosa fare di fronte ai flussi migratori che premono ai confini dell’Unione. A Bruxelles i Ventotto cercano un’intesa sulla redistribuzione dei rifugiati, lo stesso governo di Varsavia tentenna, spesso seguendo la Germania, e si dice pronto a ripristinare i controlli alla frontiera per bloccare i rifugiati in caso di «segnali di minaccia dall’esterno», e per Piechocinski sui migranti si decide molta parte del futuro dell’Europa. Capo dei popolari polacchi, dal 2007 fedeli alleati nella coalizione di governo guidate da Piattaforma Civica, democristiano e conservatore, Piechocinski è all’Expo di Milano perché «un’esposizione come questa - dice - è un obbligo per un’economia solida come quella polacca» e perché «l’alimentare è l’orgoglio nazionale polacco».
Come deve comportarsi l’Europa sui migranti?
Ho visto che su questo tema cruciale per l’Europa si è espresso Lech Walesa e sono molto contento che abbia deciso di esporsi perché tutti facciano qualcosa, chiedendo all’Europa di ritrovare la sua anima, di ricominciare da una carta fondamentale. Sono questioni fondamentali e per affrontarle credo sia di grande aiuto rileggere Giovanni Paolo II che nel testo “Memoria e identità” ci spiega quali sono i fondamenti dell’Europa. L’Europa è un valore in sé: non l’Unione europea, non le leggi comunitarie ma l'Europa come ideale di convivenza e civiltà. Il nostro continente deve superare l’esame della solidarietà e deve farlo senza rotture.
È quello sui migranti il negoziato più difficile tra i Paesi dell’Unione?
Quella dei migranti è certamente la questione più urgente. Ma ci sono molti nodi da sciogliere a Bruxelles. Quando guardo verso Est vedo un grave problema nei rapporti tra Unione europea e Russia: se è vero che le ragioni che hanno portato a introdurre sanzioni contro Mosca persistono anche oggi, è altrettanto certo che si deve trovare una soluzione politica. Per la Polonia le tensioni con Mosca sono molto dannose: la Russia vale il 10% delle nostre esportazioni e soprattutto nelle regioni orientali la crisi si sta aggravando dopo che le imprese hanno perso in un anno la metà del loro export verso la Russia. Le questioni di principio e quelle economiche si sommano: serve uno sforzo comune, forse uno sforzo maggiore da parte delle autorità russe.
Oltre alle relazioni con la Russia, quali sono le altre priorità per l’Europa?
Il sostegno alla crescita economica deve essere la priorità per tutta l’Unione. Il piano Juncker non può bastare come risposta allo sviluppo dell’economia, la crisi della Grecia sembra quasi dimenticata ma non è certo stata risolta. Il confronto con gli Stati Uniti è spesso disarmante e il divario tra noi e loro non dipende solo dallo shale gas, come dicono alcuni. Penso alla mancanza di manodopera di qualità ma anche a un ritardo complessivo nella modernizzazione dell’economia europea.
Gli analisti prevedono che il Pil polacco si fermerà al 3% quest’anno. Anche la Polonia, immune dalla recessione nella grande crisi mondiale, sta rallentando?
Nel 2014 il Pil è cresciuto del 3,5% e quest’anno faremo ancora meglio. Chiuderemo il 2015 con un incremento del 3,5%, forse al 3,7% nonostante il pessimismo degli analisti. E senza le incertezze dell’Eurozona il Pil saremmo arrivati al 4 per cento. Di nuovo saremo il Paese di riferimento per l’Europa orientale e avremo la crescita più marcata di tutta l’Unione.
Quali rischi vede all’orizzonte per la vostra economia?
Ci sono tre fattori di rischio da tenere sotto osservazione per i gravi effetti che possono avere sull’economia globale e quindi anche su quella polacca. Il primo è il rallentamento della Cina, il secondo riguarda l’incertezza sui mercati finanziari, il terzo chiama in causa l’Unione europea e le sue difficoltà.
La destra di Diritto e Giustizia è data in vantaggio sulla vostra coalizione. C’è per la Polonia anche un rischio interno legato all’incertezza del voto che del 25 ottobre?
Non vedo problemi nelle prossime elezioni, la stabilità del nostro Paese e la solidità dei rapporti con l’Europa non sono in discussione. In Polonia anche i nazionalisti più nazionalisti, che sono una percentuale piccolissima, si augurano che l’economia tedesca vada bene. Da destra in campagna elettorale si sentono molte cose, poi tornerà come sempre il pragmatismo. La Polonia sarà sempre un Paese pro-Europa e, quale che sia il risultato delle elezioni, farà anche nei prossimi anni del suo meglio per contribuire al progresso dell’Europa.