martedì 15 settembre 2015

Il Sole 14.9.15
Berlino : nessun dietrofront sui profughi
Germania. Il governo smentisce che il ripristino dei controlli sia un’inversione di rotta ma deve anche fare i conti con la fronda interna
di Alessandro Merli


FRANCOFORTE Nel giorno in cui il vicecancelliere Sigmar Gabriel ha ammesso che il numero dei migranti che arriveranno quest’anno in Germania potrà raggiungere un milione di persone, il Governo tedesco si è mosso per cercare di contrastare l’opposizione interna ed esterna alla sua decisione di aprire le frontiere e per evitare l’impressione che l’annuncio di domenica di voler ristabilire controlli di confine alla frontiera con l’Austria rappresenti una marcia indietro. I controlli temporanei non significano chiusura delle frontiere, ha detto il portavoce del Governo.
Il cancelliere Angela Merkel ha cancellato un “ritiro” dei ministri previsto per oggi per convocare una riunione dei presidenti dei Laender, gli Stati della federazione, dai quali sono venute alcune delle critiche più aspre alla scelta di aprire le porte al massiccio afflusso di rifugiati. Oggi stesso, la signora Merkel vedrà anche il primo ministro austriaco Werner Faymann per coordinare l’azione alle frontiere.
La dichiarazione di Gabriel, secondo cui il numero degli arrivi supererà le 800mila unità indicate la settimana scorsa, dà la misura di come il Governo di Berlino sia stato colto completamente di sorpresa dalla rapidità degli arrivi, come il vicecancelliere stesso ha riconosciuto: 25mila nel fine settimana, un numero analogo in quello precedente, 19mila fra sabato e domenica scorsi nella sola Monaco di Baviera, dove le polemiche sono state più aspre. Horst Seehofer, il leader dei cristiano-sociali della Csu, il partito bavarese gemello dei democristiani della signora Merkel, ha sostenuto che quello di aprire le frontiere è stato «un errore del quale soffriremo le conseguenze per le lungo tempo». I 3 miliardi di euro stanziati in bilancio la settimana scorsa a favore delle amministrazioni locali (oltre ai 3 miliardi che verranno spesi dal Governo federale) si stanno già rivelando insufficienti, secondo diversi presidenti di Laender, che sostengono anche come la capacità di accoglienza si stia rapidamente esaurendo. A Berlino, 800 profughi verranno sistemati in un hangar, opportunamente adattato, del disusato aeroporto di Tempelhof, il terminale degli aiuti alla città durante la Guerra fredda. Una scelta che il Governo si augura meno controversa di quella di ospitare un piccolo gruppo di profughi nelle baracche del campo di concentramento di Buchenwald.
La decisione di reintrodurre i controlli alla frontiera con l’Austria, sospendendo il Trattato di Schengen, risponde alla necessità, secondo il ministro dell’Interno, Thomas de Maiziere, di «gestire il flusso in modo ordinato», con più tempo a disposizione, ma il Governo non vuole che venga interpretata come una inversione a U rispetto all’apertura precedente. Lo stesso de Maiziere ha parlato di «segnale all’Europa» e non a caso la decisione è stata annunciata alla vigilia dell’incontro di ieri fra i ministri dell’Interno europei sulla decisione su come spartire i migranti. Per i quali Berlino ha fino a ieri insistito sulla ripartizione in quote obbligatorie nei Paesi dell’Unione europea, anche se era pronta ad accettare una modifica parziale di questa posizione. L’annuncio di domenica era indirizzato ad ammorbidire l’opposizione dei Paesi dell’Est europeo, ma anche a far capire senza mezzi termini ai partner della Ue che la Germania non intende farsi carico dell’onere dell’accoglienza da sola, insieme a pochi altri come la Svezia, che hanno annunciato termini più generosi per ricevere i profughi.
«I rifugiati non potranno scegliersi il Paese», ha osservato de Maiziere, con l’ovvio corollario che Berlino vuole evitare che la stragrande maggioranza opti per la Germania. L’introduzione dei controlli è inoltre mirata a scremare gli afflussi, evitando il passaggio della frontiera austriaca a migranti per ragioni di carattere economico, soprattutto dai Balcani.
Alla posizione del cancelliere è venuto un appoggio di peso dal ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble, che ha dichiarato come, per un Paese alle prese con un grave problema demografico come la Germania, «l’immigrazione è un’opportunità». E ha aggiunto, all’obiezione che la maggior parte dei nuovi arrivi sono di religione musulmana, che «l’Islam fa parte del nostro Paese ed è una cosa che dobbiamo accettare», una posizione che mantiene pubblicamente da quando, dieci anni fa, era ministro dell’Interno.