martedì 15 settembre 2015

Il Sole 15.9.15
Tsipras chiede una seconda chance
La Grecia al voto. Al duello tv con Meimarakis, l’ex premier esclude l’ipotesi di una Grande coalizione
di Vittorio Da Rold


Si conferma nei sondaggi il testa a testa tra Syriza e Nuova Democrazia
Ad Atene regna l’incertezza: a pochi giorni dal voto del 20 settembre in Grecia, il partito Syriza dell’ex primo ministro Alexis Tsipras e i conservatori di Nea Dimokratia sono testa a testa negli ultimi sondaggi. Secondo un rilevamento Kapa Research pubblicato ieri dal quotidiano To Vima, Syriza è in lieve vantaggio con il 26,7%, ma il partito di sinistra è tallonato dal conservatore Nea Dimokratia con il 26,2%. Gli indecisi sono il 10,2%. Terza formazione sono i neonazisti dl Alba Dorata (7%), seguiti dai socialisti del Pasok (6,1%), i comunisti del Kke (5,9%), il partito centrista To Potami (5%), i ribelli di Syriza di Unione Popolare (4,2%) e l’Unione dei Centristi (3,6%). Il partito nazionalista dei Greci Indipendenti, che era al governo con Syriza, figura al 3,1% appena sopra la soglia minima del 3% necessaria per entrare in parlamento. Secondo il rilevamento, il 36,7% degli elettori ritiene che Tsipras sia più adatto come primo ministro. Evangelos Meimarakis, ex presidente del gruppo parlamentare che in luglio ha assunto la guida ad interim di Nea Dimokratia sostituendo Antonis Samaras, arriva secondo con il 34,4% dei consensi. Ma nell’insieme l’elettorato è stanco, prostrato: il 63,3% ritiene che in Grecia le «cose vadano nella direzione sbagliata», mentre solo il 24,4% vede un miglioramento.
Forse tutto sarà deciso dal duello televisivo di ieri sera fra il leader di Syriza Alexis Tsipras (che ha chiesto alla folta schiera di disillusi una seconda chance di governo) e quello del partito conservatore Nea Dimokratia, Evangelos Meimarakis (che ha chiesto la fine del braccio di ferro con l’Europa e di imboccare la via della verità sulle riforme necessarie al Paese). Tsipras si è presentato come il politico che ha lottato per sette mesi contro i creditori e che ha le mani pulite per una seconda possibilità. Meimarakis come quello che invita a smetterla con le politiche avventuriste e a rispettare gli impegni con l’Europa per poter ottenere il taglio del debito pubblico.
I due leader hanno risposto alle domande dei giornalisti della Tv pubblica, Ert, e alla fine hanno fatto un breve appello agli elettori. Secondo la legge greca al partito che ottiene più voti spetta un bonus di 50 deputati, su un parlamento di 300 seggi. Ma appare improbabile che il partito vincitore possa governare da solo, senza formare una coalizione con una o più formazioni, forse addirittura una Grande coalizione fra gli stessi due partiti maggiori così come avviene in Germania (ipotesi, questa, che tuttavia Tsipras ieri sera ha escluso).
Infatti quanto ad eventuali alleanze, che si renderebbero necessarie in caso di maggioranza assoluta, l’intesa tra Syriza e Nea Dimokratia è considerata una buona soluzione dal 35% degli elettori interpellati. Il 32% ha invece espresso una preferenza per un accordo tra Syriza e To Potami, il 30% si è pronunciato in favore di un’alleanza tra il partito di Tsipras e i Greci indipendenti, se questi dovessero però superare la soglia di sbarramento del 3 per cento. Anche il precedente dibattito televisivo tenutosi giovedì 10 settembre tra sette leader politici, ha mostrato una corsa da parte di tutti i leader a presentarsi come anti-sistema e più adatti a gestire il terzo piano di salvataggio da 86 miliardi.
Ma qualcosa è cambiato nella percezione dei disillusi e nella popolarità di Syriza per tre fattori. Il primo elemento di perdita di consensi è stata la divisione del partito sulle politiche di austerità del terzo piano di salvataggio che ha portato alla costituzione di una nuova formazione, Unità popolare di Panagiotis Lafazanis, favorevole alla Grexit e al ritorno alla dracma. Il voto giovanile, che era stato decisivo nella vittoria di gennaio di Syriza e nel referendum di luglio con il 61% dei voti a favore del rifiuto del piano di salvataggio, ora sembra essersi raffreddato dopo la “capriola” di Tsipras.
Il secondo fattore è l’impatto che l’introduzione del controllo dei capitali imposti a giugno per prevenire il collasso delle banche, ha avuto sulla vita di famiglie e imprese. Il terzo punto che ha colpito la popolarità di Syriza è la leadership di Nea Dimokratia di Evangelos Meimarakis, che invece di preparare un congresso di partito si è concentrato sulla necessità di dare stabilità al paese dopo sette mesi di braccio di ferro con i creditori che hanno riportato Atene sull’orlo dell’abisso. Molti moderati, stanchi di questa continua incertezza, hanno manifestato insofferenza verso le politiche di Syriza e sarebbero pronti a ritornare a partiti più tradizionali come i socialisti del Pasok o i centristi di To Potami, guidati dall’ex giornalista televisivo Stravos Theodorakis. Tutti elementi che rendono il voto di domenica 20 settembre molto incerto.