martedì 15 settembre 2015

Il Sole 15.9.15
Sempre più radicale la svolta Labour
Nel governo ombra del nuovo leader Jeremy Corbyn, cancelliere dello scacchiere è Jhon McDonnell, nemico dell’indipendenza della Banca di Inghilterra
di Leonardo Maisano


LONDRA «Nella prima settimana di governo laburista, riprenderemo diretto controllo del meccanismo economico decisionale, togliendo alla Banca d’Inghilterra il potere d’agire sui tassi d’interesse e, analogamente, costringeremo le banche nazionalizzate a concedere credito...». John McDonnell, 64 anni, nuovo cancelliere dello Scacchiere nel governo ombra varato dal leader laburista Jeremy Corbyn non parlò così in stagioni passate, quando l’ala militant del Labour spazzava Liverpool, sua città natale, ma tre anni fa. E, probabilmente, ancor oggi è pronto a insistere sulla stessa dottrina ultrainterventista che ne fa l’esponente più importante dell’esecutivo d’opposizione e anche il più radicale, capace com’è di immaginare una tassazione al 60%, balzelli alle banche per sovvenzionare la manifattura, separazione totale delle attività d’investimento da quelle retail per il mondo del credito.
Ultrà, dunque, ma non solo per quella voglia di Stato che trapela da ogni riferimento pubblico e privato, ma per una sequenza di gaffe - davvero infelice quella che si concesse immaginando l’«omicidio di Margaret Thatcher» – che lo spinsero fino a chiedere di onorare i bombaroli dell’Ira. Duro e puro, per usare immagini d’antan, dunque, come il leader Jeremy Corbyn di cui è amico personale da decenni e con il quale condivide la ribadita determinazione a non scendere a compromessi.
Ieri pomeriggio la prima linea dello shadow government sedeva a Westminster. Battesimo di fuoco perché dal banco del governo conservatore il ministro del Business Sajid Javid annunciava la più radicale riforma del diritto di sciopero dai tempi di Margaret Thatcher. Un confronto acceso, scontro totale in punta d’ideologia enfatizzato anche dalla foggia delle cravatte: tutte azzurre, colori Tory, quelle del governo, tutte rosse quelle dei ministri ombra socialisti.
Londra ha mosso un passo in più verso la contrapposizione politica totale, avvolta da un’aura da lotta di classe, lontano dalle mediazioni centriste disegnate dal New Labour di Tony Blair. Quella stagione pare davvero finita se si passa in rassegna la lista dei ministri ombra voluti dal leader: sono più donne che uomini, ma i posti assegnati alle signore sono meno senior di quelli concessi ai colleghi maschi. Di blairiani non c’è ombra e solo uno dei tre sfidanti alla leadership ha accettato di sedere nell’esecutivo d’opposizione: Andy Burnham, ora “ministro dell’Interno”. Le altre, Ivette Cooper e Liz Kendall con moltissimi giovani cresciuti insieme a Blair e Brown, hanno scelto un presente da peones della politica, sfilandosi da ogni impegno diretto.
In attesa, crediamo, di tempi per loro migliori se davvero esploderà il progetto radicale di un Labour party tornato al passato. Il grimaldello potrebbe essere l’Europa. Jeremy Corbyn - e con lui la vecchia guardia arrivata al potere - è refrattario a un progetto considerato troppo mercantilistico, figlio di una sorta di globalizzazione del capitale. Altri shadow ministers che pure condividono l’impianto ideologico adottato dal partito sono, invece, europeisti. Il referendum sull’adesione all’Unione fortissimamente voluto da David Cameron potrebbe, al di là dell’esito, produrre l’implosione del Labour più ancora dei Tory. Fenomeno non contemplato dalla strategia del premier conservatore, ma certamente benvenuto.