martedì 15 settembre 2015

Il Sole 15.9.15
La sfida di Renzi: sull’articolo 2 decida Grasso
Riforme. Il presidente del Senato però avverte: se non si raggiungerà un accordo politico «sarà scontro qualsiasi decisione io prenda»
«Per me questione chiusa, la norma non si cambia». L’incontro con il capo dello Stato
di Em. Pa.


ROMA La mediazione nel Pd sul nodo dell’eleggibilità dei futuri senatori di allontana. E si avvicina il momento in cui a decidere sull’emendabilità o meno del famoso articolo 2 - che la minoranza del Pd assieme a Forza Italia vorrebbe cambiare e che il governo considera un capitolo chiuso - sarà direttamente in Aula il presidente del Senato Pietro Grasso. Matteo Renzi, dopo un colloquio all’ora di pranzi con il Capo dello Stato Sergio Mattarella sull’agenda parlamentare al rientro dalla pausa estiva, lancia con una sicurezza fin qui mai mostrata un vero e proprio guanto di sfida alla seconda carica dello Stato: «Se cambio idea sull’articolo 2? - dice Renzi ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La 7 - Su questo decide il presidente Grasso, io mi aspetto che la riforma passi. Per me il punto chiave è che si arrivi al Senato delle Autonomie, già votato in doppia copia conforme sia dal Senato sia dalla Camera, e che si facciano risparmi. Come si possa cambiare idea per la terza volta è un problema che riguarda il presidente del Senato».
Un pressing forte, al quale si aggiunge anche il presidente del partito Matteo Orfini: «Abbiamo piena fiducia nel presidente Grasso». Ma lui, il presidente, continua a sostenere che la sua decisione la prenderà solo nel momento in cui gli emendamenti all’articolo 2 per reintrodurre l’elettività dei senatori saranno presentati in Aula. E soprattutto continua a sostenere che l’accordo deve essere politico, e deve esserci prima di arrivare in Aula altrimenti rischia di saltare tutto. O un “intervento chirurgico” sull’articolo 2 come proposto dallo stesso Giorgio Tonini, vicepresidente della Camera e renziano, o i cosiddetti lodi Zanda-Finocchiaro o Bassanini (ossia introdurre il principio della designazione dei futuri senatori da parte degli elettori in un altro articolo, non il 2): per Grasso è indifferente la soluzione tecnica. «Perché qualsiasi decisione io prenderò - confida ai suoi - la riforma rischia di non passare senza un accordo politico». Già, perché anche nell’ipotesi in cui si dovessero accogliere solo gli emendamenti relativi alla durata del mandato dei senatori (l’unica parte cambiata alla Camera) e non quelli tendenti a reintrodurre l’elettività dei futuri senatori, ci sarebbe comunque un voto finale sull’intero articolo 2. E qui potrebbero esserci sorprese, a meno che il governo non decida di mettere la fiducia, possibile anche solo su un articolo. In ogni caso i renziani notano come la non decisione di Grasso, il fatto cioè che non abbia fin qui fatto chiarezza sulle linea che intende seguire, invece di favorire l’accordo ha esacerbato le posizioni, dal momento che tutti ora attendono il momento fatidico dell’Aula.
Intanto il lavoro del tavolo del Pd per mettere a punto le modifiche va avanti. Un’ultima riunione ci sarà oggi in tarda mattinata, prima che la commissione Affari costituzionali si riunisca per cominciare a votare gli emendamenti. «Sull’articolo 1 e su ulteriori funzioni da attribuire al Senato c’è condivisione. Sul fatto che il Senato possa eleggere due giudici della Corte costituzionale c’è accordo, così come sul fatto che i cittadini concorrano alla definizione dei senatori. C’è invece divergenza su dove e come collocare questo principio...», è l’onesta sintesi del sottosegretario alle Riforme Luciano Pizzetti.
Ma non c’è solo l’articolo 2. Nel mirino di Forza Italia, della minoranza del Pd e da ultimo dell’alleato Nuovo centrodestra c’è anche l’Italicum già approvato per reintrodurre il premio alla coalizione invece che alla sola lista (si veda l’articolo in pagina). E anche su questo Renzi è nettissimo: «Mi sta facendo una domanda su una legge approvata il 29 aprile 2015, cinque mesi fa. Domandi a loro perché hanno cambiato idea, dopo che hanno votato quella legge elettorale». Quanto al fatto che Ncd rischia di scomparire con l’Italicum, «è un tema che interessa molto agli italiani...», è la frecciata di Renzi ai suoi alleati centristi. E anche alla domanda se Alfano e altri esponenti del Ncd possa essere candidati nel Pd quando si andrà alle politiche, il premier risponde con poca “galanteria”: «Se sono nel Ncd resteranno nel Ncd. Già nel Pd siamo tanti e abbiamo i problemi che potete immaginare, se poi ci mettiamo anche gli altri...».