lunedì 14 settembre 2015

Repubblica 14.9.15
Kim, che cercando l’immortalità ha scelto di ibernare i suoi sogni
Una ragazza americana prima di morire di cancro a 23 anni aveva deciso di affidarsi alla neuroscienza nella speranza di far rivivere in futuro il proprio cervello. Con tutti i suoi pensieri e i suoi desideri
di Amy Harmon


Negli istanti prima che Kim Suozzi morisse di cancro, a 23 anni, toccò al suo fidanzato, Josh Schisler, eseguire il piano per congelare il cervello della ragazza.
Quando la macchina che rilevava il battito cardiaco lanciò il segnale di allarme e il suo respiro si fece irregolare, Josh cercò a tastoni il telefono. Combattendo l’emozione che minacciava di paralizzarlo, allertò la squadra di ibernatori. Qualsiasi ritardo avrebbe rischiato di compromettere la possibilità di riportare un giorno in vita, forse, la sua mente, i suoi sogni.
Più che i ricordi di Kim, il 24enne Josh, in quella mattina del gennaio 2013 in Arizona, desiderava che la procedura riuscisse a salvare le sinapsi che erano all’origine del suo umorismo asciutto e generoso, quelle che le impedivano di vedere un gatto senza salutarlo con un «Ciaooo» spaccatimpani e quelle che la ispiravano a scrivere poesie.
Josh, specializzando in scienze politiche, si era innamorato di Kim, un’agnostica fanatica delle scienze, poco dopo averla conosciuta, lei era al primo anno alla Truman State University. Alla fine del’ultimo semestre, Kim fece domanda per una borsa di studio estiva in neuroscienze, che avrebbe dovuto essere un trampolino di lancio per la laurea specialistica. Le emicranie cominciarono quell’inverno. Poi arrivò l’ictus. A metà marzo 2011, Kim annunciò su Facebook che una serie di risonanze magnetiche avevano rivelato la presenza di un tumore che secondo i dottori era benigno. «Brutte notizie: un tumore mi è entrato nel cervello». Qualche settimana dopo scoprirono che il tumore era un glioblastoma, forma virulenta e incurabile. Nella primavera del 2011, mentre Kim cominciava la chemioterapia, sulla rivista Cryonics comparve una lettera insolita: «Un premio per le tecnologie per la preservazione del cervello: una sfida per i crionicologi, una sfida per gli scienziati» e sosteneva che se un cervello era adeguatamente preservato, il tempo non rappresentava un problema. La rivista è pubblicata dalla Alcor Life Extension Foundation ,
la più grande delle due organizzazioni di crionica negli Stati Uniti. Fondata negli anni Settanta, la Alcor è famosa soprattutto per aver immagazzinato la testa congelata della leggenda del baseball Ted Williams, insieme ad altre 140 persone che sperano un giorno di poter essere riportate in vita. La fondazione ha un migliaio di membri, che hanno preso misure finanziarie per sottoporsi alla procedura di preservazione crionica alla loro morte.
Kim era interessata alla crionica, ma sapeva che era costoso e che il modo più comune per pagarsela, sottoscrivere una polizza assicurativa per l’ammontare della tariffa, non era percorribile per una ragazza di ventidue anni mai assicurata prima e con un tumore al cervello in stadio terminale. «È una cosa che fa una paura matta alla gente», disse a Josh. E quando finalmente ne parlò a suo padre, il rifiuto che ricevette fu un brusco risveglio. «Non posso aiutarti con questa cosa, Kim», le disse. «Noi non viviamo per sempre».
Gli ottantamila dollari da sborsare per la neuropreservazione sembravano un ostacolo insormontabile. E invece un gruppo di sostenitori di vecchia data della crionica, Society for Venturism , era venuta in aiuto, e altrettanto aveva fatto la madre di Kim.
Ma soprattutto Josh e Kim girarono un video per il suo blog, usando il forum online Reddit per chiedere donazioni per la sua ibernazione. E furono numerose. All’inizio di novembre del 2012, Kim affidò a Josh la sua procura. «Mamma e papà,so che probabilmente rispettereste i miei ultimi desideri», disse di fronte alla telecamera del telefonino, «ma Josh mi conosce meglio».
Decise di rifiutare acqua e cibo per accelerare la sua morte prima che il tumore le consumasse ancora di più il cervello. Il tecnico della Alcor non poteva toccarla prima che la sua morte fosse dichiarata ufficialmente da un medico professionista. Quando Josh chiamò per dire che stava morendo, la procedura andò in gran parte come previsto.
Con l’aiuto di due infermiere alle dipendenze della Alcor, il tecnico dell’azienda eseguì una serie di passaggi rivolti a impedire il collasso dei vasi sanguigni del cervello di Kim.
Le somministrarono dei farmaci per impedire che il cervello si gonfiasse e sciogliesse i grumi di sangue, poi la adagiarono dentro una vasca di ghiaccio e la trasportarono al furgone per un breve tragitto fino alla struttura della Alcor.
Quando tutto quello che rimaneva da fare era continuare il raffreddamento con l’azoto liquido, Josh la guardò in faccia per l’ultima volta. Avevano fatto il meglio che potevano, pensò.
© The New York Times, 2015 Traduzione Fabio Galimberti