martedì 8 settembre 2015

Corriere 8.9.15
I migranti e il poeta
«Per l’Europa è l’occasione di darsi un’anima», dice il siriano Adonis
«Il mondo arabo rinascerà solo se saprà separare politica e religione»
intervista di Stefano Montefiori


L’intervento aereo annunciato da Hollande non servirà a niente, è solo propaganda
L’Isis è finanziato da Qatar e Arabia Saudita

Per fortuna i cittadini europei hanno un senso morale più forte dei loro governi. C’è un nuovo slancio di generosità

PARIGI «Questa migrazione massiccia è inedita nella storia dell’umanità, io credo. È l’esplosione spontanea di tutto un popolo che non sopporta la tirannia, né quella di Bashar Al Assad né quella dello Stato islamico. Per l’Europa è l’occasione di darsi un’anima, e i cittadini si stanno mostrando migliori dei loro governi. L’intervento aereo in Siria annunciato da Hollande invece non servirà a niente, io temo, è solo propaganda. L’Isis è stato finanziato da Qatar e Arabia Saudita, Paesi con i quali l’Europa e l’America continuano ad avere rapporti privilegiati».
Ali Ahmed Saïd Esber è nato 85 anni fa a Latakia, nella Siria alauita, nel 1956 ha lasciato il suo Paese per il Libano e poi Parigi ed è diventato Adonis, uno dei più grandi poeti viventi. Voce da sempre critica del regime degli Assad e da quando è scoppiata anche della rivoluzione siriana, Adonis dice che «la politica fa parte della cultura, e tutta la mia opera va in questa direzione: un poema non può cambiare un’istituzione ma l’immaginario, le relazioni sociali. Altrimenti l’arte non serve a niente».
Che cosa ha pensato in queste ultime settimane?
«Da quattro anni, dall’inizio della guerra in Siria, vediamo autobomba, bambini assassinati, innocenti torturati. Ma l’immagine di quel bambino con il viso nella sabbia e il dorso verso il cielo mi ha sbigottito. L’innocenza incarnata, la natura umana rigettata, rifiutata dal mare. Una seconda crocifissione, dopo quella di Cristo».
Crede che l’atteggiamento degli europei ora stia cambiando?
«Mi pare di sì, c’è un nuovo slancio di generosità. Ha cominciato la Germania, che pure non è una ex potenza coloniale in Medio Oriente. Tempo fa l’Europa ha colonizzato il mondo musulmano, dovrebbe sentire un debito verso questi Paesi. Per fortuna i cittadini europei hanno un senso morale più forte dei loro governi».
Non teme che passata l’emozione di questi giorni le società europee potranno rigettare gli immigrati, siriani o meno? L’Europa è anche movimenti come il Front National in Francia o Pegida in Germania.
«Io voglio credere che questa crisi sia un elemento vivificante del corpo politico e sociale europeo. Dopo i fatti di questi giorni ci sarà più coscienza, più chiarezza. Tedeschi e austriaci si sono mobilitati, il premier finlandese annuncia che accoglierà una famiglia a casa sua, il Papa chiede a ogni parrocchia di fare lo stesso... Il dramma siriano può aprire delle nuove possibilità sulle due rive del Mediterraneo. Europa era una divinità fenicia, siamo un unico mondo, quel che accade in Medio Oriente ha ripercussioni qui, e questo non è mai stato così evidente. Io non sono mai pessimista».
Anche se anni fa ha dichiarato che il mondo arabo è morto?
«Quando dico che il mondo arabo è finito, spero in una nuova partenza. Ma intanto assistiamo alla fine di una civiltà, della sua forza creatrice. Anche l’idea di Califfato è un segno della fine, sono gli ultimi spasmi di un corpo morente. Oggi il mondo arabo significa tre cose: il petrolio, il gas e lo spazio strategico. Nient’altro».
Perché pur essendo un oppositore di Assad lei non ha appoggiato la rivoluzione siriana?
«Perché ancora una volta si trattava di un conflitto di potere, non di un nuovo progetto di società. I siriani laici e democratici sono stati immediatamente messi ai margini. Nell’inconscio arabo tutti i problemi hanno la loro soluzione nel testo coranico. Non si cercano mai soluzioni, perché sono già tutte nel Corano. Il punto è sempre cambiare il potere che non segue il testo sacro, che non lo applica bene... Quando invece è il testo che va adattato alla realtà. Io non sono contro l’islam, sono contro l’islam politico, istituzionale e ideologico, come esiste in Arabia Saudita. Il mondo arabo non rinascerà finché non riuscirà a separare davvero religione e politica» .
Stefano Montefiori