domenica 27 settembre 2015

Corriere 27.9.15
Il “ministro” Albinyana
«Non è solo il fisco Si tratta di scegliere la nostra storia»
di Sara Gandolfi


La Catalogna non si accontenterà della concessione, in extremis, di maggiore autonomia, «perché il problema non è fiscale, è in questione il nostro diritto all’autodeterminazione», assicura al Corriere il segretario per gli Affari esteri della Generalitat de Catalunya, Roger Albinyana.
Il governo di Madrid in realtà parla di «operazione illegale» e non esclude azioni penali...
«Il premier spagnolo Mariano Rajoy ha lanciato una campagna della paura per influenzare gli elettori. Noi però ci aspettiamo una partecipazione massiccia al voto più importante della storia catalana, con cui il popolo potrà finalmente decidere quale relazione avrà in futuro la Catalogna con lo Stato spagnolo».
Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha dichiarato che un Parlamento regionale non può decidere da solo l’indipendenza. Vi ritroverete fuori dall’Ue?
«Se Madrid non riconosce l’indipendenza, per le istituzioni comunitarie la Catalogna continuerà ad essere parte della Spagna e quindi dell’Unione. Per questo, sarà necessario prima un negoziato fra Catalogna e Spagna, e con la partecipazione dell’Ue, per definire il percorso verso l’indipendenza. La volontà del governo catalano e della coalizione che lo appoggia, Junts pel sí, è ottenere dal voto un forte mandato negoziale».
Non ci sarà dunque una dichiarazione unilaterale di indipendenza?
«Noi non possiamo rinunciare a nessuno strumento. Junts pel sí si è impegnata, in caso di vittoria, a dare il via al processo d’indipendenza. Avverrà prima delle elezioni generali spagnole di dicembre, con una dichiarazione del Parlamento catalano, che offrirà di aprire subito un negoziato con Madrid. A partire da qui ci sono molte variabili in gioco, che non controlliamo».
A livello internazionale non avete molti amici. Merkel, Cameron e Barack Obama si sono tutti più o meno schierati con Madrid.
«C’è stata un’enorme pressione da parte del governo spagnolo, comunque nessuno di loro si è espresso esplicitamente contro il diritto all’autodeterminazione della Catalogna».
E dall’Italia, cosa vi aspettate?
«Negli ultimi tre anni abbiamo cercato di internazionalizzare al massimo questo processo politico, profondamente democratico, legale e pacifico. Le autorità italiane hanno espresso rispetto e interesse. D’altra parte, ci uniscono legami storici, politici, economici, culturali…».
Ottenere la stessa autonomia fiscale concessa ai baschi e alla Navarra non basterebbe?
«Credo proprio di no. Non è un problema fiscale o finanziario. Non è che i catalani sono egoisti e vogliono tenere per sé più soldi. Il problema ha radici storiche, a livello istituzionale, nel mancato rispetto verso la nostra cultura».
Junts pel sí riunisce partiti di destra e di sinistra. Come governerete insieme?
«Esiste un obiettivo comune, superiore alle differenze ideologiche: lo Stato indipendente».
Sarà uno Stato repubblicano o monarchico?
«Repubblicano, senza alcun dubbio».