domenica 27 settembre 2015

Corriere 27.9.15
Renzi, la sinistra moderna e l’anomalia italiana
di Paolo Franchi


So lo il tempo potrà dire se Matteo Renzi si rivelerà solo un politico molto abile o uno statista all’altezza di Giovanni Giolitti e Alcide De Gasperi, capace cioè di «secondare una grande ondata di modernizzazione» promuovendo anche «la crescita di una classe dirigente adeguata», scrive ( Corriere della Sera , 24 settembre) Michele Salvati. Nel frattempo, aggiunge, è meglio sospendere il giudizio.
Forse però c’è un nesso, tra le «straordinarie innovazioni» e «l’armamentario populista standard» al quale, dice sempre Salvati, non solo Renzi, ma la politica democratica in genere devono oggi, piaccia o no, ricorrere. Proviamo a fare qualche esempio recente per capirci meglio. Se la neoeletta miss Italia, Alice Sabatini, confessa che avrebbe voluto essere nata nel 1942 per poter vivere la Seconda guerra mondiale, noi sorridiamo o, tutt’al più, ci domandiamo distrattamente quale rapporto abbiano mai le ultime generazioni con tutto ciò che è avvenuto prima che venissero al mondo. Ma se Maria Elena Boschi, all’unisono con Renzi, sostiene che la riforma del Senato la attendevamo da settant’anni, perché nessuno chiede loro una prova, o almeno un indizio, di un’ostilità degli italiani al bicameralismo paritario maturata prima ancora che venisse eletta la Costituente? E se, scendendo per li rami, a proposito dell’assemblea sindacale del Colosseo Francesca Barracciu cinguetta di aver parlato sì di reato, ma solo in senso lato, come mai nessuno le chiede pubblicamente cosa sia mai, per lei, che pure è sottosegretario ai Beni culturali, un reato? Pigrizia intellettuale e conformismo dell’informazione e dell’opinione ci sono, eccome. Ma forse tanto silenzio è dovuto anche al sospetto che sotto questo profilo (vogliamo chiamarlo politico-culturale?) tra i tanti giovani come Alice Sabatini e i trenta-quarantenni al governo del Pd e del Paese ci sia una sintonia molto più profonda di quanto noi anziani potessimo immaginare. E questo ci sconcerta e ci ammutolisce: nessuno ha voglia di passare per conservatore, anche perché c’è ben poco da conservare. Se le cose stanno davvero così, però, bisognerebbe pure ragionare, senza necessariamente aspettare che il tempo galantuomo emetta il suo verdetto, su quale sia la cifra e quali siano i protagonisti dell’«ondata modernizzatrice» che Renzi cercherebbe di secondare. In termini politici, o meglio di cultura e antropologia politica, ne sappiamo e ne vogliamo sapere poco. Tranne che, e qui Salvati ha assolutamente ragione, in nessun caso questa modernizzazione (una modernizzazione senza aggettivi?) si lascerà rappresentare politicamente in termini di destra e sinistra, almeno per ciò che storicamente destra e sinistra hanno significato. E se è per questo, aggiungeremmo, nemmeno in termini di centro.
Non è così solo in Italia, ma forse in Italia lo è più che altrove. E nulla esclude (come è noto, è già successo) che la presunta anomalia italiana si riveli una merce esportabile. Forse i potenziali importatori già tendono le orecchie. Il caso è in sé modesto, ma a suo modo curioso. Quando Renzi ha reso noto alla direzione del Pd che Jeremy Corbyn si rivelerà il migliore alleato di Davide Cameron, perché «corre per partecipare, non per vincere», le sue parole sono state lette dai cronisti politici italiani per quello che erano, un giudizio tranchant sul leader laburista inglese per dare una zampata polemica alle opposizioni interne. Corbyn, sebbene simili sortite non siano certo consuete nei rapporti tra partiti, se non proprio fratelli, quanto meno cugini, ha preferito non rispondere. E a replicare a Renzi, in Gran Bretagna, ha provveduto, oltre al Guardian , il Financial Times . Per segnalare che i primi ministri non irridono mai i leader delle opposizioni di altri Paesi, se non altro perché, domani, potrebbero ritrovarseli capi di governo. Con ogni probabilità a Corbyn non capiterà niente di simile. Ma ciò non significa che quello del Financial Times sia solo un richiamo al galateo politico-istituzionale. O alla gravitas perduta dei Giolitti e dei De Gasperi.