sabato 26 settembre 2015

Corriere 26.9.15
Il silenzio del Pd fotografa la distanza con Grasso
di Massimo Franco


«Fare bene è possibile senza darsi tempi infiniti per realizzarlo». Il ministro Maria Elena Boschi ieri ha buttato lì questa frase mentre parlava di come le lungaggini della politica condizionano le riforme. E qualcuno ha voluto vedere nelle sue parole un’allusione allo scontro istituzionale che si è aperto tra Palazzo Chigi e il presidente del Senato su quelle costituzionali. Matteo Renzi e Pietro Grasso, entrambi del Pd, non sembrano assecondare la tregua che è stata siglata all’interno del partito. Anzi, i loro rapporti sono tesi. In particolare, il premier non ha gradito l’allungamento di cinque giorni del dibattito in Senato che porterà all’approvazione della riforma.
Anche se ufficialmente usa parole rassicuranti. «Non ci saranno problemi, le riforme vanno avanti, l’abbiamo sempre detto e sempre fatto, ma c’è sempre un po’ di preoccupazione nel mondo politico. I tempi vengono rispettati finalmente». Grasso ritiene di avere soltanto fatto il mestiere di presidente dell’assemblea, tentando di sfoltire i milioni di emendamenti e permettendone la votazione. Ma si tratta di modifiche chieste strumentalmente dalle opposizioni per boicottare la riforma, costringendo il Senato ad un’estenuante maratona: magari nella speranza di qualche inciampo della maggioranza.
Per questo, Renzi sospetta che la seconda carica dello Stato ostacoli la marcia quasi trionfale del governo verso il «sì». Di certo, la piega che hanno preso le cose promette al presidente del Consiglio una vittoria quasi totale sulla minoranza del partito: nonostante le smentite piccate di esponenti come l’ex segretario, Pier Luigi Bersani. La scommessa è di avvicinare il più possibile le elezioni amministrative di primavera con il referendum sulle riforme annunciato da Renzi per il 2016.
Gli avversari accusano il premier di forzare i tempi per «ghigliottinare» la massa di emendamenti scaricati dal vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli in vista di questo obiettivo. Anche se l’espediente del leghista, deciso a «usare qualsiasi strumento per mandare Renzi a casa», in realtà potrebbe rivelarsi un aiuto involontario a Palazzo Chigi.
Quando il presidente Grasso si è lasciato sfuggire un «non sarò io il boia della Costituzione», attirandosi le critiche, pensava proprio alla «ghigliottina» parlamentare contro questi ostacoli .
Lo scontro è destinato a rimanere sullo sfondo delle prossime settimane. Il presidente di Palazzo Madama appare sempre più isolato nel partito che lo ha fatto eleggere. Il silenzio del Pd di fronte agli attacchi provenienti da Renzi e dal suo entourage è assordante. E Grasso non fa nulla per rassicurare un governo ansioso di chiudere la partita senza troppe votazioni scivolose in aula. «Le riforme portano alla crescita del Paese, oggi siamo al segno più», assicura Renzi. È una narrativa che non contempla intralci.