martedì 22 settembre 2015

Corriere 22.9.15
Panos Kammenos
Lingua e pugni pronti
Per Tsipras un alleato scomodo e necessario
di Marco Imarisio


DAL NOSTRO INVIATO ATENE L’ago della bilancia greca e quindi dell’Europa urla e impreca al cellulare mentre con la mano libera gira a mulinello la giacca in mezzo alla strada trafficata. La ricerca di Panos Kammenos finisce poco dopo l’ora di pranzo. Il gestore del locale di fronte alla sede di Anel, il suo partito, indica con sguardo pietoso l’uomo dalla faccia paonazza con annessa vena pulsante sulla fronte. «Sta trattando la composizione del nuovo governo» dice in un modo così serio da far venire il dubbio che possa anche essere vero.
«Ma no, stavo soltanto facendo una discussione civile con un giornalista che non mi vuole bene. E lei, invece?». I suoi trascorsi e la mole imponente suggerirebbero una dichiarazione di amore incondizionato. L’alleato necessario e ingombrante di Alexis Tsipras è noto per i suoi modi bruschi. Con le parole, e talvolta non solo con quelle. Quando rientra dopo la sfuriata telefonica con l’ignoto collega si ricompone in fretta. «Anche voi italiani avete un partito di sinistra e un alleato di destra, piccolo ma decisivo...». Inutile spiegargli le differenze tra Partito democratico e Syriza, si è già messo a testa bassa digitando sul telefonino. «Sono momenti cruciali per noi, mi scusi». Tsipras sta giurando nuovamente da presidente del Consiglio. I media greci sono presi dal totoministri, la presenza del proprietario di un piccolo partito sovranista di destra sul palco dove il leader della sinistra ex radicale festeggiava la nuova vittoria non ha suscitato alcuna obiezione. «In questi mesi io e Alexis abbiamo avuto un livello eccellente di cooperazione. Semplicemente stiamo per continuare il nostro lavoro».
La percezione di Panagiotis Kammenos detto Panos varia a seconda della latitudine. In patria Anel e i suoi dieci seggi che anche questa volta garantiranno a Tsipras una maggioranza risicata sono considerati una strizzata d’occhio del leader di Syriza all’elettorato più conservatore, tramite la necessaria annessione di un partitino liberale nato per combattere l’austerity. All’estero non fila tutto così liscio. Anche ieri la critica non richiesta del presidente del Parlamento europeo Martin Schulz per il riproporsi della strana coppia greca faceva leva sulle anomalie dell’alleanza, che cominciano dalla figura ingombrante del socio di minoranza. D’accordo, la Grecia ha ben altri problemi che la coerenza della sua sinistra. Ma il curriculum di Kammenos comprende la partecipazione come sottosegretario al governo targato Nea Demokratia che dal 2004 al 2008 produsse il finto boom sempre citato da Tsipras come ingrediente base della rovina del Paese. Dal febbraio del 2012, quando viene espulso da Nea Demokratia dopo una militanza ventennale per non aver votato il sì al secondo memorandum e fonda Anel, mette in fila una notevole sequenza di scontri frontali che gli hanno portato in dote anche una condanna per diffamazione, ai danni della famiglia del socialista Georges Papandreou, accusata in Parlamento di frode fiscale.
Ma quello è il meno. Nel 2013 ha invitato gli abitanti di un villaggio che protestava contro l’apertura di una miniera a linciare in piazza il loro sindaco. Spesso gli sono uscite di bocca frasi sull’Europa «governata da neo-nazisti» e sugli «ebrei greci che non pagano le tasse». Nei giorni decisivi dello scorso luglio la mediazione con un deputato che vacillava sulla fedeltà al governo è stata risolta con un pugno in testa. «Io non porgo l’altra guancia» ci dice al momento del congedo. «Se mi attaccano, rispondo ancora più forte». Deve essere per questo che Tsipras continua a nominarlo ministro della Difesa.