lunedì 21 settembre 2015

Corriere 21.9.15
La sfiducia di Atene: festa a metà
di Marco Imarisio


L’entusiasmo della prima volta sembra avere lasciato posto a una serena rassegnazione, certificata anche dall’astensione mai così alta. Alexis Tsipras ha compiuto la sua trasformazione da grande novità a minore dei mali cambiando la sua base elettorale. I giovani che l’avevano portato al potere sono rimasti a casa, delusi dalla svolta pragmatica del loro condottiero e sostituiti da un ceto medio che gli ha accordato nuovamente la fiducia dopo la resa di luglio alle richieste dell’Ue. Alla fine questo ennesimo voto greco si è risolto in una faccenda di politica interna. Chiunque avesse vinto doveva seguire una strada segnata dall’approvazione del terzo memorandum. Gli elettori hanno premiato il leader di Syriza, che dai tormenti di luglio, dalle brutali trattative di Bruxelles ha guadagnato agli occhi dei suoi compatrioti un’aura di rispetto trasversale, da eroe sconfitto e ferito, ma pur sempre eroe, comunque meno colpevole di chi lo aveva preceduto. Il suo sfidante, Vangèlis Meimarakis di Nea Democratia, ha giocato al meglio le sue carte, puntando sugli effettivi fallimenti dei primi nove mesi del governo guidato dalla coalizione di sinistra radicale. Ma camminava sulle macerie lasciate dai suoi predecessori, e gli servirà ancora molto tempo per far dimenticare il recente disastro dei governi di centrodestra. Sembrava l’ennesimo giorno del giudizio, è una specie di giorno della Marmotta. Come se non fosse successo niente. Il nuovo governo ha ottime possibilità di essere la fotocopia di quello precedente. Syriza raggiungerà la maggioranza grazie all’aiuto di Anel, un partitino di centrodestra con l’unica caratteristica di una fedeltà all’alleato più grande mirata a mantenere per sé una piccola fetta di potere. Queste elezioni non hanno avuto certo il respiro epico e drammatico di quelle tenute a gennaio o del referendum di luglio. Ma nel loro piccolo rappresentano un azzardo ben riuscito da parte di Tsipras, che le ha convocate in gran fretta per regolare i conti una volta per tutte con l’estrema sinistra del partito. Ha scommesso e ha vinto, i nemici interni e il loro nuovo partitino sono rimasti fuori dal Parlamento. Tutto come prima, ma con la possibilità di governare senza più mediazioni. L’altra faccia della medaglia è che sono finiti anche gli alibi. Il leader di Syriza non ha più alcuna zavorra, si ritrova con gruppo parlamentare coeso, pronto a condividere gli oneri dell’accordo con i debitori internazionali. I suoi compatrioti hanno dimostrato di credere alla sua trasformazione da tribuno di lotta a uomo di governo, capace di gestire una sinistra con meno slancio ideale ma più realista. La prima volta è stata un mezzo disastro. Questa vittoria senza entusiasmo assomiglia molto all’ultima possibilità. Per Tsipras, e per una Grecia sempre più stanca e sfiduciata.