lunedì 21 settembre 2015

Corriere 21.9.15
L’ultradestra ringrazia disoccupati e anti-migranti
di Marco Imarisio


ATENE «Grazie signora Merkel». E giù una risata, e giù un altro sorso di birra. La palazzina moderna di fronte alla vecchia stazione di Larissa rappresenta lo svincolo tra le due grandi crisi europee, il debito greco e la tragedia dei migranti. «La cancelliera tedesca ci vuole davvero bene».
L’ingresso chiuso da una pesante porta blindata e sorvegliato a vista da tre incappucciati neri non è certo un invito all’allegria, ma la sede di Alba Dorata è forse l’unico luogo della politica greca dove questa sera c’è gente che festeggia davvero. Appena pochi mesi fa il partito neonazista sembrava destinato a rientrare nei ranghi con lo stesso passo di marcia militare usato dai suoi deputati durante il loro primo ingresso in Parlamento, correva l’anno di disgrazia 2012. L’ultima campagna elettorale è stata per lungo tempo così mogia e dimessa da far ipotizzare una sorta di baratto, auto-estinzione in cambio di un difficile lasciapassare giudiziario per il fondatore Nikolaos Michaloliakòs, accusato di essere coinvolto nell’omicidio del rapper antifascista Pavlov Fyssas.
Gli schiamazzi che provengono dalle finestre aperte sulla zona più popolare del quartiere di Omonia sono invece la logica conseguenza di un risultato quasi insperato. Terza forza del Paese, superata per la prima volta la soglia del 7%. «Eravamo in grande difficoltà. Dopo il referendum ci eravamo resi conto che l’opposizione ai diktat di Bruxelles era diventata un’arma meno efficace. Ma ragazzi, agosto è stata una benedizione». Lo statista al quale ci stiamo rivolgendo via telefono per una analisi politica del voto si chiama Artemis Matthaiopoulos. E’ quell’omone a disagio in giacca e cravatta che in Parlamento siede sempre alle spalle del suo capo. «Tutti quei migranti che sbarcavano nelle nostre isole, la cancelliera tedesca che gli apriva le porte. Il vento stava girando nuovamente dalla nostra parte».
Nella sua prima vita, Matthaiopoulos era il bassista di band Nazi-punk che si chiamava Pogrom e cantava liriche delicate come la seguente, estrapolata da una canzone intitolata Auschwitz: «Fottiti Anna Frank, che si fotta l’intera tribù di Abramo, la stella di David mi fa vomitare». «Ma quelli sono sfoghi giovanili. Le sembra che ci sia ancora bisogno di dare giustificazioni? Noi non siamo nazisti, la gente continua a interpretare male il nostro simbolo, che non è una svastica rivesciata, ma un fregio dell’Antica Grecia. Tutto un equivoco».
Pochi giorni fa ci aveva fatto entrare nel suo ufficio al secondo piano della sede del partito, e nel farci strada aveva chiuso con pudore la porta di una sala riunioni addobbata con memorabilia della Seconda guerra mondiale. «La verità è che siamo puri nazionalisti che amano l’esercito e le nostre forze di sicurezza» aveva commentato con una alzata di spalle. All’età di 36 anni, Matthaiopoulos è diventato il volto della seconda generazione, l’uomo al quale verrà presto passato il bastone, metaforico, del comando.
Alba Dorata è il partito più votato tra i disoccupati, è andato in doppia cifra anche nelle periferie ateniesi, nell’Attica e nelle isole. «Seguite il viaggio dei migranti in Grecia e troverete noi. La Merkel e la sua Europa ci hanno fatto un altro grande favore». Il commento del risultato elettorale viene interrotto dalla baraonda intorno a lui. Erano il sintomo più evidente del malessere greco, sono più numerosi di prima. E non saranno nazisti, ma quel modo di salutarsi dei sostenitori ai quali viene aperta la porta blindata ci sembra di averlo già visto da qualche parte.