lunedì 21 settembre 2015

Repubblica 21.9.15
Allen Sinai, economista
“Così Atene guadagna credito con i vertici dell’Europa”
intervista di Eugenio Occorsio


ROMA «È stato un voto per la stabilità. E di questo i mercati non potranno non tener conto. Ma c’è anche un altro fattore da cui la Grecia potrà trarre vantaggio: la troika è cambiata perché sia l’Fmi che la Bce e l’Unione europea, cioè i governi, sono diventati più flessibili». Allen Sinai, banchiere di lungo corso, già consulente economico di quattro presidenti americani da Reagan a Bush junior, oggi a capo di Decision Economics, non esprime solo un’opinione ma si basa su precise indiscrezioni che ha avuto dalle istituzioni finanziarie che frequenta da decenni.
La vittoria di Tsipras insomma sarà il catalizzatore di una una sorta di palingenesi globale?
«La Grecia ha dimostrato senza più dubbi chi è il leader che vuole. Tsipras si è sbarazzato dei dissidenti. Potrà sedersi di nuovo al tavolo negoziale con maggior forza. Insomma, ha vinto la sua scommessa che era molto rischiosa. Ma in questo momento qualcosa sta sucedendo anche presso gli interlocutori: Tsipras li troverà più disponibili e aperti rispetto agli eccessi di penalizzazione cui la Troika ha sottoposto la Grecia sotto forma di austerity e altre misure».
Non sentiremo più parlare di Grexit né niente di simile?
«Direi proprio di no, per un lungo periodo. Un ruolo fondamentale in tutta questa “palingenesi”, che forse chiamarei più semplicemente rasserenamento del quadro, lo gioca la ripresa economica in corso in Europa che sta accelerando. Altre parti del mondo sono in difficoltà, la Cina, gli emergenti, ma l’Europa no».
E l’America? È già passato lo shock per la non-decisione della Fed di giovedì scorso?
«Direi di sì. Nel corso del week-end molti membri del
board ( Sinai è in grado di quantificarli: 14 su 18, ndr ) hanno chiarito la posizione della banca, che era diventata esasperante per le continue incertezze. Tutto è delineato, ora: la Fed alzerà i tassi in ottobre o tutt’al più in dicembre. Basta ambiguità, che portano ovviamente sconcerto e volatilità sui mercati. Soprattutto, i banchieri centrali sono stati in grado di rispondere alla seguente domanda che angosciava gli operatori: ma la Fed sa qualcosa che noi non sappiamo sulle reali condizioni dell’economia mondiale? La risposta è un secco “no”. Il rinvio è stato motivato effettivamente dal bisogno di evitare un ulteriore elemento di turbativa su mercati già abbastanza scossi dalla vicenda cinese. Ecco, in tutto questo avrà un ruolo positivo la vittoria di Tsipras: è un altro fattore di incertezza che viene rimosso. È il momento di essere ragionevolmente ottimisti».
Il fatto che il denaro continuerà a costare poco, ovviamente favorisce i Paesi fortemente indebitati, come guarda caso la Grecia? «Beh, certo. Diciamo che adesso appare a portata di mano, sempre intendiamoci che lo stesso Tsipras sia anch’egli ragionevole come aveva comunque dimostrato negli ultimi tempi, il rientro della Grecia nelle comunità internazionale. L’Europa può davvero giocarsi la sua carta per portare tutti i fondamentali in ordine: la posizione finanziaria delle famiglie, la fiducia dei consumatori, i redditi da lavoro, la predisposizione favorevole degli imprenditori, i bassi costi dell’energia. Basta crederci».