lunedì 21 settembre 2015

Corriere 21.9.15
Senato, nel Pd è il giorno della conta
Oggi il parlamentino del partito convocato da Renzi voterà sulla linea da seguire in Aula sulla riforma Boschi: la sinistra vada in pizzeria e si metta d’accordo. Bersani: se si vuole, intesa a un millimetro
di R. R.


ROMA L’accordo interno al Pd sulla riforma del Senato somiglia alla freccia di un’automobile: ora «c’è», e ora «no». E quando «non c’è» volano accuse tra le parti. Anche se intanto Matteo Renzi ieri ha fatto annunciare una certezza: alla direzione di oggi farà il punto su tutte le riforme e quindi chiederà al partito un voto finale.
Prima il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, da Torino, aveva detto che «la riforma è condivisa al 90%», sottolineando che quel che manca al traguardo è responsabilità della minoranza del suo partito: «Trovino una pizzeria, si mangino una pizza tutti insieme, si facciano una telefonata, ma decidano che cosa vogliono fare. Non se ne può più di questi avanti e indietro». E, in merito al nodo cruciale dell’elettività diretta dei nuovi senatori, la Boschi ha insistito sulla validità del testo governativo: «Se il Senato deve rappresentare i territori, non possono non esserci consiglieri regionali e sindaci. Per questo abbiamo proposto che ci siano eletti di secondo livello». Comunque, ha aggiunto il ministro, «si arriverà all’approvazione in Senato entro il 15 ottobre. Se il Pd perde questa sfida, il rischio è perdere credibilità come partito».
Eppure la minoranza continua a ripetere che non potranno essere i consigli regionali a eleggere chi dovrà sedere a Palazzo Madama, ma che dovranno sceglierli direttamente i cittadini. Lo ha ribadito Vannino Chiti: «Bisogna che questo principio sia stabilito con chiarezza, se si vuole trovare una mediazione degna della Costituzione. La riforma non si fa con il pallottoliere, ma con il dialogo». E Pier Luigi Bersani insiste: se si tocca l’articolo 2 e si dà potere ai cittadini l’accordo è a un millimetro (alla Festa dell’Unità di Bologna, l’ex segretario commenta i suoi rapporti con il premier: «Son sempre stato amico fraterno con chi mi ha sostituito. Con Errani, in Regione Emilia-Romagna, con Letta al ministero. Perché non riesco a esserlo con Renzi? Per statistica non mi sembra un problema mio»).
Ma accuse ancora più esplicite al governo seguitano ad arrivare dalle opposizioni. Roberto Calderoli, vicepresidente leghista del Senato, resta pronto a combattere in Aula con «milioni di emendamenti». E dice, intervistato da Maria Latella su S ky Tg24 , che l’intesa «non c’è mai stata. Siamo di fronte a una commedia in cui il gatto Renzi e la volpe Boschi, coppia spregiudicata, tentano di convincere gli antagonisti a votare la riforma. C’è una campagna acquisti in corso». Tesi sostenuta anche da Maurizio Gasparri (FI): «Per Renzi questa è una prova di forza. Non gli importa che questa riforma sia sbagliata. Contano i numeri. Quello che sta accadendo al Senato è vergognoso». Il capogruppo azzurro alla Camera Renato Brunetta aggiunge: «L’Italia non è uscita dalla crisi. Il governo non ha puntato a far ripartire il Paese, ma a conquistare il potere: con la legge elettorale e questa riforma».
Infine, per il M5S, interviene il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio: «Riforma inutile e dannosa. Non abolisce il Senato, ma ne crea uno in cui entreranno consiglieri regionali e sindaci che potranno salvarsi dalla galera con l’immunità parlamentare».