domenica 20 settembre 2015

Corriere 20.9.15
Atene, la generazione zero
Sono i ragazzi e le ragazze che ripartono dal principio. Le loro idee battono la crisi
di Federico Fubini


Un paio di anni fa un teenager di nome Stavros Tsompanidis, al secondo anno di Economia all’università del Pireo, andò a un incontro pubblico in cui si parlava di alghe. In una nazione fallita come la Grecia sono un enorme problema. Per tenere pulite le spiagge e non allontanare i turisti, ogni municipalità deve trovare i soldi per raccogliere decine di tonnellate di alghe tutti gli anni, per poi bruciarle nelle discariche.
Tsompanidis, figlio di un consulente finanziario rimasto disoccupato nella crisi, uscì dall’incontro folgorato. «Ho provato qualcosa che non saprei descrivere, un’energia dentro di me. Mi sono detto: Stavros, provaci, il viaggio vale la pena anche se non arrivi». A 19 anni gli era venuta un’idea: farsi consegnare le alghe dalle municipalità, portarle in un laboratorio, trattarle con resine naturali e trasformarle in un materiale innovativo adatto a molti usi: occhiali, mobili, rivestimenti, interni degli yacht. Due anni dopo, Tsompanidis ha appena vinto una gara per un finanziamento dell’Unione Europea e, seduto a un caffè vicino alla zecca di Atene, si gira nelle mani un pezzo del suo materiale lucido, elegante. Che dalla zecca di Atene un giorno escano banconote diverse da quelle in euro gli sembra impensabile. Ma stasera Stavros non si siederà alla televisione per sapere chi ha vinto le elezioni: è troppo occupato a sviluppare il suo prodotto, perché lui fa parte della «generazione zero».
La Grecia che oggi elegge il quinto governo in sei anni, e ha perso più di un quarto del suo reddito, è piena di ragazzi così: decisi a partire da zero. Giovani così totalmente certi di non poter contare per il proprio futuro sulla famiglia, sullo Stato, sui «salvataggi» europei o su un mitico ritorno alla dracma, che nemmeno ne parlano più. Non hanno più tempo. «Ho capito che la sola cosa da fare era prendere in mano la situazione e fare da solo», dice Stavros Tsompanidis.
Il modo più diretto per farlo, come sempre, è andarsene. Ma dopo cinque anni di caos, anche la migrazione sta diventando un processo più sofisticato. In un venerdì sera di campagna elettorale ad Atene la sede di un’agenzia chiamata Global, un appartamento al terzo piano di un viale di periferia, è gremita di studenti. Vengono qui per l’esame più duro: il Gmat, un test internazionale di comprensione logica, quantitativa e analisi di testi complessi in inglese. Passare con un punteggio elevato apre le porte delle migliori scuole di business negli Stati Uniti o delle grandi multinazionali. I corsi preparatori costano 800 euro, l’iscrizione all’esame altri 200, dunque fallire non è più un’opzione accettabile. Eleftheria Mertiri dell’isola di Salamina, il cui padre è disoccupato da cinque anni, lo ha ben chiaro. Da mesi non smette di prepararsi: «Non mi basta passare — dice —. Ho bisogno di un punteggio sopra quota 700 su 800 per sperare in una borsa di studio, che mi permetta di entrare in una grande business school».
Non per tutti nella generazione zero la porta di uscita dalla Grecia è la soluzione più attraente. La pressione sociale di giovani istruiti e affamati di una chance ha raggiunto livelli tali che si sta sfogando in una proliferazione di start-up, imprese innovative nate dal nulla. Di recente l’agenzia Thomson-Reuters ha definito Atene «un microcosmo di Silicon Valley», con 400 nuove aziende del genere. Quella di maggiore successo, una piattaforma di analisi dei dati chiamata BugSense, è stata comprata da un gruppo di San Francisco e da allora ha creato «Zero Fund»: un sistema — il nome dice tutto — per pagare la bolletta della connessione in rete alle altre start-up di Atene.
Per loro l’ambasciata olandese ha aperto uno spazio in cui mette a disposizione Internet, consigli di esperti, presentazioni all’estero e denaro per i progetti migliori. È l’incubatore «Orange Grove». È lì che una ragazza di 29 anni di nome Katerina Exakoustidiou si è presentata con un’idea maturata quando, due anni fa, ha iniziato a cercare un piano nel caso avesse perso il suo lavoro in una società di consulenza. La sua proposta si basava su una semplice osservazione: un check-up medico, una chirurgia plastica o una fecondazione in vitro ad Atene costano la metà che a Londra o negli Stati Uniti, ma qui ci sono anche l’Acropoli e le spiagge. Poteva offrire pacchetti turistici completi, inclusa la tappa dai medici. Exakoustidiou ha iniziato a farsi pubblicità su Facebook, su Twitter o sui blog, e in pochi mesi ha già attratto una decina di clienti dall’estero. Ma è inutile chiederle per chi voterà stasera: «Non credo più ai politici. Voglio restare nell’euro, il resto non fa differenza», è il suo commento.
Una Grecia in cui socialisti e democristiani distribuivano agli elettori persino i posti nel settore privato, ha generato un terribile collasso e una nuova generazione che non cerca neanche di rimettere a posto le stesse, vecchie macerie. Le vuole solo rimuovere. Angel Paidas a 34 anni ha creato una start-up che analizza milioni di dati sulle competizioni sportive e vende i risultati agli scommettitori. «Come mi è venuto in mente? I tempi di crisi sono anche una buona occasione — dice —. Vedi le cose in modo diverso, devi farti venire delle idee ».