domenica 20 settembre 2015

Corriere 20.9.15
Bersani
«Io non rompo ma non mi scosto Forse qualcuno cerca un pretesto»
L’ex segretario: nessun contatto diretto, mi pareva però di aver percepito disponibilità
intervista di Monica Guerzoni


ROMA Non ci sta, Pier Luigi Bersani, a passare per il grande frenatore che vuol tornare al «vicolo corto» del Monopoli, per dirla con uno dei celebri motti di Renzi. Alle 19.45 della sera l’ex segretario del Partito democratico risponde al cellulare dalla sua Piacenza e chiarisce di voler stare ancora al tavolo della trattativa, sia pure esso un tavolo virtuale al quale nessuno, rimprovera, lo ha mai invitato a sedersi.
Il tono della voce è pacato, con una leggera venatura di stanchezza: «Non faccio che ripetere le stesse cose da mesi...». Al centro dei suoi ragionamenti c’è sempre la «ditta», ma alla vigilia della direzione di domani il leader della minoranza fissa ben saldi i suoi paletti, sperando che poche parole bastino ai buoni intenditori della maggioranza.
Ha letto i lanci delle agenzie di stampa, onorevole? I renziani hanno interpretato le sue dichiarazioni come l’annuncio di una rottura. È così? Davvero voi della minoranza volete far cadere il governo?
«Io non rompo. Ho solo detto una cosa che pensavo fosse chiara da tempo e cioè che devono essere i cittadini a eleggere i senatori. E da qui, ho aggiunto, non ci si scosta».
Sembrava che si fosse vicini a un’intesa sulla possibilità di introdurre l’elezione diretta nel comma 5 dell’articolo 2. Poi cosa è successo? Perché la tela di Penelope rischia di disfarsi una volta ancora?
«Cosa è successo dovrebbe chiederlo a loro. Per me un’intesa che dica “decidono gli elettori” può essere scritta in qualsiasi comma dell’articolo 2. Mi sta bene tutto. Purché lo si faccia senza ambiguità, senza seconde intenzioni o trucchi verbali».
Davvero vi basterebbe? O chiuso l’accordo salterebbero fuori altre richieste?
«Io mi auguro che, se si trovasse un accordo sull’elettività dei senatori, in un clima nuovo si possa anche riflettere su altri necessari miglioramenti, a cominciare dalle funzioni del Senato».
Ecco, lei chiede di riequilibrare il numero di deputati e senatori e questo spaventa i renziani, che temono si riapra il vaso di Pandora della riforma costituzionale. Davvero non mette veti e non cerca la rottura?
«Io non ho mai rotto e non romperò questa volta. Ricordo però che ho una posizione, così chiara che la capisce anche un bambino. Ed è inutile che si faccia finta di non capire».
Che cosa ha inceppato la trattativa?
«Francamente non lo so, ma devo anche dire che sono un po’ sorpreso, perché leggo di intese che si fanno e che si rompono, quando invece io non ho avuto nessun contatto diretto. Mi pareva di aver percepito la disponibilità a lavorare sul comma 5 dell’articolo 2 e che la questione si potesse risolvere lì. Se ho capito male, sarebbe interessante saperlo».
Renzi comunque, grazie al contributo di diversi senatori del centrodestra, ha i numeri per approvare la riforma al Senato anche senza i 25 dissidenti della sinistra. In questa lettura, almeno.
«Ci pensino, se vogliono fare la riforma della Costituzione con noi o con Verdini. Vedano un po’ loro. Io non posso correre dietro a tutti e ripetere tutti i giorni, da tre mesi, la stessa cosa. Quel che temo è che stiano cercando pretesti, magari perché hanno qualche discussione fra di loro».
L’epicentro del caos è però il Pd. Tra maggioranza e minoranza sembra un dialogo tra sordi... Lei la riforma del Senato con Renzi vuole farla, oppure no?
«Io rinnovo senzameno la mia disponibilità al dialogo con il metodo Mattarella, quello che ci ha consentito di trovare un’intesa nel Pd sul presidente della Repubblica».
L’accordo si può ancora trovare?
«Se è vero che c’è un’apertura sì, per quanto mi riguarda un’intesa si può trovare. Dopo aver detto che non si tocca questo e non si tocca quello, sembrava che il tabù fosse caduto quando il ministro Boschi ha detto che era possibile inserire l’elettività nel comma 5 dell’articolo 2. Io avevo capito così, tanto che ho detto “bene, andiamo a vedere”».
La tregua è durata meno di due giorni...
«Io sono sempre quello lì. Se qualcun altro nel frattempo è cambiato, ci faccia sapere».