sabato 19 settembre 2015

Corriere 19.9.15
De Gaulle e l’Algeria francese. La guerra civile della quinta Repubblica
risponde Sergio Romano


Ho letto il suo accenno al distacco dell’Algeria dalla Francia di cui era addirittura un Département. Ricordo il 15 agosto ‘61 quando su una Fiat 600, con un amico, per tutto il giorno vagabondammo per Parigi senza incontrare anima viva, né tanto meno un veicolo. Solo il giorno dopo seppi che l’Oas aveva minacciato attentati a Parigi proprio per Ferragosto. Capii allora che la paura aveva tenuta deserta Parigi. De Gaulle non fece nulla per contrastare l’Oas — associazione segreta formata nella primavera del ‘61 da esponenti islamici — e abbandonò l’anno dopo, senza colpo ferire, l’Algeria. Aveva forse capito che non poteva esserci una convivenza con un Paese islamico?
Luigi Nale

Caro Nale,
L’Oas (Organisation de l’armée sécrète) nacque a Madrid nel febbraio del 1961. Era stata creata da un gruppo di ufficiali, funzionari e uomini politici francesi, ormai convinti che il generale de Gaulle avesse ingannato il Paese e stesse preparando il giorno in cui la colonia sarebbe diventata indipendente. La personalità di maggiore spicco, nel gruppo dei fondatori, era il generale Salan, ma l’organizzazione poteva contare sulla simpatia di molti esponenti del mondo politico, fra cui Geoges Bidault, ex presidente del Consiglio e ministro degli Esteri. Quella che seguì fu una guerra civile nel cuore dello Stato. In aprile un gruppo di generali, ad Algeri, tentò di impadronirsi del potere con un colpo di mano. La mossa fallì, ma produsse una lunga fase di attentati e omicidi durante la quale lo Stato non esitò a usare servizi segreti e corpi speciali che agivano con grande spregiudicatezza. Fra gli attentati ve ne fu uno al generale de Gaulle, in una località nei pressi di Parigi chiamata il Petit Clamart, a cui il capo della Stato sopravvisse miracolosamente. L’attentatore era un tenente colonnello, Bastien-Thiry, che fu arrestato, processato, condannato a morte e giustiziato l’11 marzo 1963. Vi furono altre condanne a morte commutate in ergastolo e de Gaulle, alla fine, vinse la partita con un referendum popolare che approvava la concessione dell’indipendenza alla vecchia colonia. Ma si lasciò alle spalle un «partito algerino» che è per molti aspetti alle origini del Front National, il movimento fondato da Jean-Marie Le Pen.
La vicenda non era ancora definitivamente chiusa. Nel maggio del 1968, quando lo Stato sembrò incapace di fare fronte ai moti studenteschi, de Gaulle dovette temere che non tutte le Forze Armate, se avesse dovuto ricorrere al loro intervento, avrebbero obbedito. Fu questa la ragione del suo improvviso viaggio in Germania, a Baden Baden, il 29 maggio 1968. Senza alcun preavviso e nella massima segretezza, de Gaulle fece una visita al generale Massu, comandante delle truppe francesi nella Repubblica federale. Massu era stato protagonista delle manifestazioni algerine che si erano concluse con il ritorno di de Gaulle al potere nel maggio 1958; ma non aveva partecipato al «putsch» dell’aprile 1961. Tranquillizzò de Gaulle dando le garanzie che il generale attendeva dalla sua bocca, ma gli suggerì un atto di clemenza per tutti coloro che ancora scontavano pene inflitte nei processi contro l’Oas. Nel giro di pochi giorni gli esponenti dell’organizzazione rientrarono in Francia o uscirono di prigione. La liberazione più clamorosa fu quella del generale Salan. Più tardi, dopo avere pubblicato le sue memorie, avrà nuovamente il grado e le decorazioni di cui era stato privato.
Un’ultima osservazione, caro Nale. Nella guerra d’Algeria, il fattore religioso non ebbe alcuna importanza. Il Fronte di liberazione nazionale algerino aveva e continua ad avere una dirigenza laica, educata nelle scuole della Repubblica francese, con una forte venatura marxista. La parola «islamico» in questo caso non è appropriata. Pensare che gli arabi siano destinatati a essere perennemente fanatici e integralisti è una idea in cui si nasconde un pregiudizio razziale.