Corriere 18.9.15
«Denis decide per me»
Promesse e trattative tra i corridoi e la buvette
La battuta Naccarato: per entrare in maggioranza presto ci saranno soltanto posti in piedi
La campana Longo (Ala): incarichi? A questi aspetti pensa Verdini
E l’alfaniano Gentile, ex sottosegretario: non chiedo nulla, però...
ROMA Funzionaria dell’ufficio legislativo del Pd davanti a un pallottoliere.
«Come che faccio? Conto».
Fuori, nei corridoi di Palazzo Madama e alla buvette: senatori renziani (categoria peones) che implorano un’intervista per giurare pubblicamente fedeltà al capo, un senatore bersaniano ormai famoso come Miguel Gotor pregato di rilasciare ai tiggì la centesima dichiarazione d’ostilità al governo. Cronisti che inseguono il capogruppo Luigi Zanda (pensieroso, diciamo così). Poi passa anche Anna Finocchiaro: lasciatela stare — suggeriscono — tanto non parla.
Facce livide, presagi lividi. Se il pallottoliere non sbaglia, i dissidenti sono 29. Certo è una conta dei voti immaginando il peggio. Immaginando che la minoranza Pd, per una volta, quando sarà, davvero faccia sul serio.
Ma il peggio, in politica, va sempre immaginato.
«Ecco, appunto».
Appunto che? (Le anime pie che ronzano sul parquet del salone Garibaldi chiedono sempre di restare anonime).
«Appunto stanno provvedendo. Fanno campagna acquisti. Chiedono voti agli altri partiti e promettono incarichi».
Ma no...
«Prova a chiamare Eva Longo, la senatrice verdiniana... Le hanno promesso la presidenza della commissione Infrastrutture».
(La Longo, 66 anni, da Salerno: prima nella Dc che fu, poi nel Ccd, quindi con il Cavaliere e amica di Nicola Cosentino, Nick o’ mericano, a sua volta amico del temibile clan dei Casalesi; quando capisce che in Campania una stagione è finita, passa con il gruppo di Denis Verdini, Ala).
Inutile cercarla qui, a Palazzo Madama. Però al cellulare risponde subito.
«Eh sì, sono proprio ore convulse...».
Senatrice, quando sarà il momento, come voterà?
«Posso dirle che il mio voto aiuterà Matteo Renzi a riformare questo Paese».
Ricordo male o lei, circa un anno fa, gli votò contro e...
«Ricorda benissimo! Però nel frattempo, beh, sa com’è, ho cambiato idea...».
Ma davvero?
«Sì sì... Vede, a me piace proprio tanto il progetto di governo riformista e liberale che propone Renzi... E non solo: di lui mi piace anche il fatto che non ha mezza goccia di sangue comunista nelle vene...».
Gira voce le piaccia anche l’incarico che le sarebbe stato promesso: presidente commissione Infrastrutture...
«Alt! Di questo però non posso parlare».
È un bell’incarico...
«Sì, certo: ma non spetta a me decidere certe cose...».
E a chi spetta?
«Come a chi? A Verdini! È lui che pensa a questi aspetti... Perché no, dico: qui si tratta di passare con la maggioranza, di fare un’operazione politica di altissimo livello...».
Di nuovo nel salone Garibaldi. Le due del pomeriggio. Di nuovo compare l’anima pia di prima.
«Che ti ha detto la Longo? Ah ah ah! Tu mi devi sempre ascoltare. Anzi, se posso darti un’altra dritta: ora devi sentire Gentile, uno dei grandi capi di Ncd...».
(Antonio Gentile, 65 anni, da Cosenza: ex socialista, poi berlusconiano e adesso con Angelino Alfano: capace di spostare vagoni di voti in Calabria, tra polemiche roventi fu nominato da Renzi sottosegretario alle Infrastrutture: si dimise travolto dal sospetto di aver fatto pressioni su L’Ora della Calabria , affinché non pubblicasse alcune notizie riguardanti suo figlio).
«Assassinarono un gabbiano!».
Il gabbiano era lei?
«Certo che sì! Il mio volo politico così pulito e leggero... e loro bum!, mi abbatterono...».
Se posso, direi che fu una vicenda piuttosto ruvida...
«Ma io sono un uomo vero! E adesso non chiedo niente!».
No, ecco, infatti: perché sembra che per lei ci sarebbe la possibilità di essere reintegrato nel ruolo di sottosegretario...
«Una specie di risarcimento...».
Una specie.
«Ma non sono io a chiedere! Io non chiedo! Dev’essere chiaro che tutti i voti che darò, li darò per il bene dell’Italia, un Paese che dev’essere riformato con urgenza e senza indugi! Capito?».
Sì, certo, capito.
Intanto ripassa la Finocchiaro. Camminata decisa, stavolta i cronisti girano alla larga. Corradino Mineo la osserva da lontano più torvo, più disgustato del solito, e dice che «allora tanto vale avere una sola Camera, piuttosto che mettere su un mostro, un colossale pasticcio costituzionale. Presenterò un emendamento soppressivo del Senato».
Tira su con il naso, s’infila la mano tra i capelli ricci e bianchi e arriva la notizia che Luca Lotti, poco fa — alle 15,10 — è stato visto confabulare con Francesco Nitto Palma, presidente della Commissione Giustizia ed ex guardia scelta berlusconiana, ora colpito — dicono — dal fastidio di essere in un partito dove il Cavaliere conta molto meno (a giugno fu addirittura costretto a smentire la notizia delle sue dimissioni). Erano davanti alla sede del Banco di Napoli, in via del Parlamento.
La domanda è: che gli avrà detto Lotti? (Nemmeno a fare una telefonata a Nitto Palma, tipo fumantino, capacissimo di trattarti male).
Roberto Ruta invece non risponde.
Ruta — senatore pd vicino a Giuseppe Fioroni, un molisano mite che non ha mai voluto arruolarsi con i renziani — sembra sia stato addirittura convocato a Palazzo Chigi.
Magari poi la smentiscono, però cominciano a girare storie così.
Si volta il senatore Paolo Naccarato: «Vedrete... per entrare in maggioranza, presto, ci saranno solo posti in piedi».