venerdì 21 agosto 2015

Repubblica 14.8.15
L’intervista
“L’austerità ha fallito io difendo i più deboli ecco perché vincerò”
Il candidato risponde in strada alle domande di elettori e giornalisti “Non è vero che sono contro il business, se l’economia cresce sarà possibile con le tasse aiutare un maggior numero di cittadini”
di Vincenzo Nigro


LONDRA . «Corbynmania? Ma guardate che io sono quello di sempre, è il contesto a essere cambiato. Non voglio personalizzare nulla, e noi non lo stiamo facendo: parlo di noi, di questa incredibile campagna politica, che ha una spiegazione che tutti voi conoscete da soli. Dopo anni di austerità incredibile e ingiustificata, che ha fatto soffrire, che ha emarginato ancora di più, ora la gente chiede rispetto per i propri diritti. Noi crediamo che in maggio il Labour abbia perso le elezioni perché non ha saputo dire “ no” a queste politiche che penalizzano i più svantaggiati. Il Labour ha presentato una sua forma di austerity “Light”. E ha perso».
Tavistock Square, nella zona di Bloomsbury. Jeremy Corbyn arriva proprio come previsto, dal nulla. Senza un segretario, uno staff, un codazzo di militanti. C’è solo Carmel Nolan, la sua addetta stampa che da poco è rientrata da una vacanza a Montalcino e sa già benissimo che per parecchio tempo non riuscirà più a lasciare la Gran Bretagna.
Luca Neve è un fotografo calabrese, un free lance che conosce bene Jeremy Corbyn, perché ormai lo segue da sei anni, da quando è arrivato a Londra. «Lo dico sempre, è un uomo normale. La gente è colpita dall’austerity, ha voglia di pulizia, di onestà, ha voglia di qualcuno che la difenda. Per questo piace così tanto. L’hanno già chiamata “Corbynmania”, come fosse una moda: ma lui è sempre lo stesso, un uomo gentile, cortese, interessato alle persone e ai loro problemi. E il fatto che sia arrivato da solo, in bicicletta, come uno come noi, lo dimostra ».
Corbyn si mette a parlare con tutti, uno per uno. Fa un discorso contro il nucleare e per la ristrutturazione della Difesa, e poi mette in fila uno dietro l’altro i giornalisti e i militanti che gli fanno domande di ogni tipo.
Tony Blair, i suoi avversari più riformisti sono terrorizzati dalla sua vittoria, dicono che lei porterà alla spaccatura, alla devastazione del partito.
«Io sono e rimarrò per sempre nel Labour, è il partito della mia vita; ma se potrò portare il mio partito ad occuparsi in maniera ancora più centrale degli interessi di questa fascia debole della popolazione, beh questo sarà un gran successo. Ho il dovere di difendere questa politica. Sarò io a vincere la corsa, a diventare il segretario del partito? Ne riparliamo il12 settembre. Il successo della mia candidatura è parte di un movimento che è in marcia in Europa e persino negli Stati Uniti: guardi al senatore del Vermont Bernie Sanders, guardate a Syriza in Grecia, Podemos in Spagna».
Lei propone una sfilza di nazionalizzazioni: ha ragione chi la definisce un
candidato “anti-business”?
«Non sono contro il business, se l’economia cresce sarà possibile con le tasse aiutare un maggior numero di cittadini. Ma questo deve essere l’obiettivo: non favorire il maggiore arricchimento di chi è già ricco, ma rendere più sostenibile la vita dei cittadini Bisognerà pur regolare le leggi che permettono alle grandi compagnie di spostare le loro sedi legali all’estero, di manovrare per ridurre le tasse che versano alla comunità. Il salario minimo dovrebbe salire a 10 sterline l’ora, dovremmo avere una banca nazionale per gli investimenti nelle infrastrutture».
Il suo progetto strategico è però quello delle ri-nazionalizzazioni. Vuole statalizzare le ferrovie? Il gas, le aziende elettriche?
«Io parlerei di proprietà pubblica. Il paese ha bisogno di servizi che i cittadini possano permettersi, più efficienti e vicini ai loro bisogni. Biglietti del treno cari come quelli che abbiamo oggi sono un ostacolo notevole. Bisogna razionalizzare le ferrovie anche per ridurre il traffico di automobili e ridurre l’inquinamento, il prossimo sindaco di Londra dovrebbe lavorare anche per mettere al bando in città tutti i veicoli con motore diesel. Poi bisogna ripensare alle aziende del settore energia, del gas».
Politica estera: lei è sempre stato molto radicale, contro la Nato, contro Israele, a favore di Hezbollah e di Hamas. Erano anni che non si sentiva qualcuno parlare così duramente contro la Nato.
«Non è una questione di linguaggio: la Nato da anni di fatto ha sequestrato il 2% del bilancio degli stati membri per un progetto che io contrasto. La Nato doveva essere sciolta con la caduta del muro di Berlino e la fine del patto di Varsavia. L’unico modo concepibile per gestire le divergenze in politica estera è il dialogo».
Vuole il dialogo con Putin: è pronto ad accettare come un dato di fatto l’ingresso di truppe russe in Ucraina?
«Io non sostengo nessuna azione militare, non sono un ammiratore della politica estera di Putin, delle politiche di espansione della Russia o della Nato. Ma dobbiamo avviare una seria discussione su come raffreddare la crisi militare in Europa centrale: l’espansione della Nato e quella della Russia sono speculari, interagiscono l’una con l’altra. Far entrare una Ucraina divisa come quella di oggi nella Nato sarebbe pericoloso, e probabilmente fu un errore lasciare entrare nella Nato gli ex paesi del Patto di Varsavia come la Polonia».
Molti credono che vincerà le primarie perché tanti socialisti, comunisti, verdi si stanno iscrivendo al partito solo per votare contro i blairiani.
«Non lo credo. La cosa impressionante sono i giovani che si impegnano attorno a noi. Girando il paese in queste settimane ritrovo tanti militanti più o meno anziani degli anni delle mie battaglie politiche. Ma ci sono tantissimi giovani, tanti che chiedono al Labour di tornare a difendere i più deboli, di smetterla di inseguire un modello capitalistico di politica che appartiene ad altri partiti».