venerdì 21 agosto 2015

Repubblica 13.8.15
Dall’Lsd all’ecstasy i nuovi adepti della follia chimica
di Piero Cipriano


Negli ultimi anni almeno la metà dei nuovi casi di disturbo psichico ha un innesco tossico, cio• • indotto da sostanze psicotrope, da cui le definizioni di “follia chimica”, o “psicosi tossica”. Un tipo di follia che, sovente, non si spegne più, neppure con le sostanze psicotrope legali, i farmaci antipsicotici. Per cui le nuove droghe sono una vera e propria fabbrica, quando non di morte, come nei casi estremi di questi giorni, certamente di follia. Ma di cosa parliamo oggi quando parliamo di droghe? Una prima, approssimativa dicotomia, • tra droghe tranquillanti (eroina, alcol, benzodiazepine), scelte da chi ha bisogno di spegnersi, sedarsi, calmarsi e droghe stimolanti, preferite da chi vuole eccitarsi, attivarsi, euforizzarsi: cocaina, anfetamine, Lsd, ecstasy.
Tra le droghe stimolanti alcune (cocaina e anfetamine) aumentano il rilascio di dopamina nel sistema nervoso centrale: sostanze “edoniche”, attive sui circuiti del piacere e della gratificazione, che determinano anche una stimolazione cognitiva. Sono le droghe prestazionali di chi vuol essere iperattivo, migliorare le proprie performance lavorative, intellettuali, sociali. Le altre invece aumentano prevalentemente il rilascio di serotonina (Lsd, ecstasy ovvero MDMA, cannabis): sono sostanze “empatogene”, fanno sentire meglio in relazione con se stessi e con gli altri, o allentano le difese, procurando modificazioni percettive o stati di coscienza alterati. L’etnopsichiatria suggerisce un altro modo con cui le sostanze psicoattive vengono usate per indurre stati di coscienza alterati. Si potrebbero definire assunzioni consapevoli, inserite in un contesto tradizionale o culturale riconosciuto. Per esempio l’uso del peyote da parte degli indiani americani per ottenere visioni religiose o l’uso dell’ ayahuasca da parte dei popoli amazzonici o andini per comunicare col divino. In questo caso lo scopo allucinatorio ha una finalità mistica, magica, iniziatica. Oltre a quest’uso che persiste nel mondo non occidentale, vi • stato un uso “artistico e creativo”, da parte di poeti, narratori, pittori oppure, negli anni 60-70, l’assunzione di droghe “leggere” (cannabis, allucinogeni) da parte del movimento di contestazione. Insomma, questi diversi modi di utilizzare le droghe sono sempre stati inseriti in un contesto “culturale” forte. Non solo da tempo non • più così, ma ormai prevale l’assunzione a caso di una droga sintetica il cui fine • procurasi una dissociazione senza scopo, il cosiddetto “sballo”. é da questa dissociazione chimica che possono nascere i problemi di natura psicopatologica.
Fino a qualche anno fa, anche se fuori da un contesto culturale, il tipo di droga assunta non era casuale: era lo strumento, almeno in teoria, per cambiare il rapporto con gli altri, modulare il proprio carattere, il proprio modo di essere al mondo. Cocaina o anfetamine per sconfiggere l’apatia. Oppure per l’angoscia benzodiazepine o peggio eroina con la sua storia di morte o di uomini e donne scivolati nella condizione di “tossici”. O ancora: ho difficoltà a entrare in relazione con gli altri? Assumo ecstasy o sostanze psicotomimetiche. Ebbene, negli ultimi anni, con il proliferare delle sostanze di sintesi, il quadro si • complicato. Perché, a differenza delle sostanze psicotrope legali (ansiolitici o antidepressivi) che, quand’anche usate fuori da una prescrizione medica, sono note, lo stesso non può dirsi per le pilloline illegali.
I ragazzi che si calano le pasticche colorate non hanno nessuna certezza di quel che si mettono in corpo. Si affidano a una sorta di roulette russa. In cui una pasticca può essere caricata a salve, o con una pallottola che li stordisce solamente, o con una pallottola letale che li ammazza. Prendono una pillola che credono ecstasy, ma quanta MD-MA ci sia dentro, se 50 grammi o 250 o se davvero sia MDMA non lo possono sapere. Quindinonsolononc’• alcun tipo di funzione rituale, tradizionale o di contesto “culturale”, ma in questo vuoto si • innestato il suo opposto, il caso.
A chi descrive i grandi rave party come nuovi riti collettivi o le discoteche come templi o comunità unite da una sola vocazione si può rispondere semplificando che lo sciamano si ammala per poi diventare guaritore mentre un uso delle droghe di sintesi avvia una grossa parte di questi ragazzi a uscire dal gruppo di appartenenza. Oppure a un rischio ancora maggiore: li avvia a una carriera di malati psichici.