venerdì 21 agosto 2015

Repubblica 13.8.15
Caso Rosenberg “Nostra mamma non era una spia”
I figli della coppia giustiziata per aver passato segreti all’Urss scrivono a Obama “Lei era innocente ora va riabilitata”
di Arturo Zampaglione


NEW YORK CONDANNATA per tradimento e spionaggio a favore dei sovietici, Ethel Rosenberg fu giustiziata assieme al marito Julius nel carcere di Sing-Sing al tramonto del 19 giugno 1953. Le prime tre scosse della sedia elettrica non bastarono a ucciderla: ne occorsero altre due, e a quel punto la sua testa era avvolta dal fumo. Ci furono proteste in tutti il mondo: molti intellettuali si erano mobilitati a favore dei coniugi Rosenberg, da Bertolt Brecht a Pablo Picasso. Ma l’America, terrorizzata dalla bomba atomica di Mosca e in pieno clima maccar-tista, non aveva né rimorsi, né ripensamenti. Adesso, però, alcuni documenti giudiziari rimasti segreti per più di 60 anni avvalorano la tesi che Ethel fu processata solo perché si era rifiutata di incastrare Julius. Di qui la richiesta a Barack Obama dei due figli dei Rosenberg: ammettere ufficialmente che la madre fu condannata a morte ingiustamente.
«Mamma non era una spia», scrivono i fratelli Michael e Robert Meeropol (il cognome è quello del padre adottivo) in una sorta di lettera aperta al presidente pubblicata dal New York Times . «Il governo americano la tenne in ostaggio per costringere nostro padre a parlare, e non essendoci riuscito, si procurò alcune false dichiarazioni per poterla giustiziare». I due fratelli ricordano che le ragioni di quella forzatura — cioè la difesa della sicurezza nazionale — sembrano riproporsi anche ora, in modo inquietante, nell’America post-11 settembre. «E non è mai troppo tardi — concludono — per correggere un grave errore: per questo chiediamo che sia riconosciuta l’innocenza di Ethel».
Rimasti orfani quando erano piccolissimi e adottati da Abel Meeropol, un professore di liceo e attivista politico, i due figli dei Rosenberg hanno sempre cercato di dimostrare l’innocenza dei genitori, scrivendo anche un libro a quattro mani, “We are your sons” (Siamo i vostri figli). Con il tempo si sono dovuti convincere che c’erano motivi validi per condannare il padre Julius per associazione a delinquere a scopo di spionaggio (ma non per aver passato ai sovietici i disegni della bomba atomica costruita a Los Alamos). E comunque, «né lui né la moglie avrebbero meritato per quei reati la pena di morte ». Le responsabilità di Ethel nel “complotto” sembrano invece sgretolarsi alla luce di nuovi documenti.
Il mese scorso un giudice ha permesso la pubblicazione delle testimonianze segrete del fratello di Ethel, David Greenglass, a un gran giurì nell’agosto 1950, all’inizio dell’indagine. David, che lavorava a Los Alamos e che fu condannato anche lui per spionaggio, ma solo a 10 anni di carcere, disse sotto giuramento — secondo la trascrizione ufficiale — di non aver mai parlato con la sorella di spionaggio. Nel successivo processo, invece, la accusò di aver partecipato a riunioni sovversive e di aver battuto a macchina lei stessa un documento per i sovietici. Perché Greenberg, che è morto l’anno scorso, cambiò la sua versione dei fatti? Secondo gli orfani Rosenberg, solo per proteggere se stesso e la moglie Ruth dal rischio della sedia elettrica. E a farne le spese fu Ethel: che ora — dicono — merita la riabilitazione.