venerdì 21 agosto 2015

Repubblica 12.8.15
Staino
Il disegnatore di Bobo spiega perché,da non renziano,ha sferrato l’attacco a Cuperlo.Ma lancia anche l’allarme scissione: “Forse è già tardi,per molti il Pd è ormai votato alla fine”
“Voglio bene a Gianni non mi fido di Renzi ma è più bravo di tutti e ora deve governare”
intervista di Alessandra Longo


ROMA . Per due giorni ha tenuto banco sui social e sui giornali. Ha accusato la minoranza Pd, Gianni Cuperlo in testa, delle peggiori nefandezze e di una colpa politica futura: «Consegneranno il Paese a Salvini e Grillo». Sergio Staino, il padre di Bobo, che parla come la Serracchiani. Che sia ormai folgorato dal premier? Lui si arrabbia: «Ma che c... dice? Sono il primo a riconoscere che di Renzi non ci si può fidare. Alle Invasioni Barbariche, lasciai lo studio. Ero l’unico antirenziano e non mi fecero parlare. Ma adesso Matteo è in piena navigazione e deve governare».
Staino ha sentito cosa ha detto Renzi? Che l’unica cosa non di sinistra che ha fatto finora è stato vincere le elezioni.
«Lo vede? Ha una marcia in più. E’ spiritoso, ci frega con il suo humour. I nostri dirigenti non sapevano ridere. Mi viene in mente quando facevo “Tango” e Natta si incavolò con me. Macaluso e Chiaromonte organizzarono un incontro pacificatore da “ Rosetta” al Pantheon. Era settembre, caldo atroce. Io arrivai in sahariana e sandali, loro scesero dalla macchina blu tutti e tre in abito scuro e cravatta. Paolino Rossi, l’attore, era in un bar e vide la scena. Aveva gli occhi sbarrati. Sicuramente pensava: “Che ci fa Staino con questi qui”. E anche io me lo chiedevo. Ma perché le racconto questo?
Per sottolineare quanto sia spiritoso Renzi.
«Sì, certo. Lo conosco da quando era presidente della Provincia e poi sindaco di Firenze. Ho sempre pensato che fosse un traffichino totale della Margherita. La Anna Benedetti, signora dei libri a Firenze, mi chiamò allarmata: “Ho sentito che vuole togliere i finanziamenti alle mie iniziative. Puoi fare qualcosa?”. Era sabato pomeriggio, gli mandai un sms. 15 secondi dopo mi rispose: ”Ma ti sei bevuto il cervello? Anna, per Firenze, è una forza”».
Come andò a finire?
«Due mesi dopo le tagliarono i fondi».
Allora non ci si può fidare.
«No».
Se pensa questo, perché ha trattato a pesci in faccia Cuperlo?
«Ma io gli voglio bene. A me che me ne frega di D’Attorre? Gianni è un’altra cosa: lui deve lavorare a fianco di Renzi per tentare un’operazione unitaria. Lo fa Enrico Rossi perché non può farlo lui?».
Ancora! Gli rimprovera di non aver accettato la direzione dell’Unità.
«Non si può essere Amleto tutta la vita. Ha detto di no e adesso c’è Erasmo D’Angelis che più sdraiato sul governo non si può, detto con la dovuta ironia e amicizia».
Lei non è sdraiato?
«Mi citi una sola vignetta leccac... nei confronti di Renzi. Io, da vecchio compagno, vedo la pericolosità della situazione ».
Non mi dirà che la riforma del Senato è una meraviglia.
«Non cambierà la democrazia di questo Paese. Napolitano dice che bisogna andare avanti. Di lui mi fido».
Ricapitolando, la sua linea è una retta: Renzi ha vinto e ha il diritto di governare.
«Esatto. Se non si negozia si mangia la merda».
Anche il presidente del consiglio ha in primis la responsabilità di dialogare o no?
«Lei rovescia la frittata. Sono gli altri che devono trovare un compromesso che salvi l’unità. Sono i Bersani, i D’Alema, che hanno voluto fare il Pd e sono stati mangiati dalla Margherita. Adesso dovrebbero solo chiedere scusa e lasciare la politica ai più giovani, a Cuperlo, a Speranza. Invece non succede, rivogliono le poltrone».
Esagerato.
Perché, secondo lei, Bersani è in disarmo?
Staino capo dell’opposizione interna cosa farebbe?
«Non farei mai il capo di un gruppo di facinorosi. Io sono sulla linea di Damiano, Rossi, Martina, Orlando. Dopo una sconfitta ci si rimbocca le maniche e si lavora. Le azioni di sabotaggio le lascerei fuori dal Parlamento. Vanno bene per le forze populiste non per la sinistra di governo».
Ci sarà la scissione?
«Il mio grido di allarme l’ho lanciato. Ma alcuni compagni mi dicono che è troppo tardi, che il Pd è votato alla fine ».