sabato 29 agosto 2015

La Stampa 29.8.15
Orfini: “Marino da solo non ce la poteva fare. Ma non è commissariato”
Il presidente Pd: è nelle condizioni di fare un salto di qualità
intervista di Francesca Schianchi


«Nessun commissariamento del sindaco: serviva il sostegno al Campidoglio da parte di tutti, ed è ciò che è avvenuto», valuta all’indomani delle decisioni prese dal Consiglio dei ministri Matteo Orfini, presidente del Pd e commissario del partito a Roma.
È sicuro, presidente? Molti considerano i poteri conferiti al prefetto Gabrielli qualcosa di simile a un commissariamento di Marino…
«La vicenda di Roma è di evidente complessità: Marino ha fatto da argine alle infiltrazioni mafiose, ma con i soli poteri del sindaco non si poteva andare fino in fondo. Serviva il sostegno da parte di tutti, ed è quello che è avvenuto. Marino continua a fare il sindaco, con il sostegno del prefetto e dell’Autorità anticorruzione».
Non sarebbe opportuno che tornasse dalle vacanze?
«È una discussione surreale: il sindaco è stato a Roma fino a Ferragosto poi, come succede in tutte le città del mondo, si è dato il cambio con il vicesindaco, che ha garantito il funzionamento dell’amministrazione».
Però magari quando scoppia una polemica virulenta come quella sul funerale show di Casamonica un sindaco torna, no?
«Sulla vicenda di quel funerale, il Comune di Roma non ha nessuna responsabilità: bisognerebbe piuttosto chiedersi chi era in vacanza nelle forze dell’ordine… E comunque, la nostra reazione a quell’evento è stata forte: ho già indetto per il 3 settembre una manifestazione a favore della legalità proprio nella piazza teatro di quel funerale».
Quando Bersani fece una manifestazione contro la povertà, Renzi disse: «Non ci si pulisce la coscienza facendo manifestazioni».
«Una manifestazione non risolve, ma serve perché la lotta della mafia passa anche dalla consapevolezza dell’esistenza del problema, e a Roma c’è ancora una grande inconsapevolezza della presenza mafiosa. Dopodiché non ci limitiamo alle manifestazioni, stiamo mettendo mano ai nodi sensibili della città».
Dopo le decisioni del Cdm, Roma finalmente può riprendersi?
«Ora il sindaco è nelle condizioni di fare un salto di qualità: ha una giunta rinnovata e di spessore, e l’impegno della Prefettura nel vigilare sugli appalti».
E se non arriva questo salto di qualità?
«Alcune cose si sono già viste: dallo sblocco del piano per il Giubileo al tentativo che stiamo facendo di risolvere i problemi storici del trasporto pubblico».
Non è molto: è certo che Marino resterà sindaco fino al 2018?
«Il dibattito sulle sue dimissioni lo abbiamo già fatto, e quando abbiamo chiesto a personalità del partito e della società civile di andare a dare una mano in Giunta, è perché abbiamo pensato che la consiliatura debba andare avanti fino al termine naturale».
Manca poco al Giubileo e la preparazione è agli inizi: lei è tranquillo che faremo bella figura?
«Il fatto che fosse in corso un processo che avrebbe potuto portare allo scioglimento del Comune per mafia ha inevitabilmente rallentato l’iter delle delibere necessarie. Ma oggi ci sono tutte le condizioni per fare uno scatto finale».
Cosa si sentirebbe di dire agli stranieri che nei mesi scorsi hanno letto della mafia a Roma?
«Veniamo da mesi in cui Roma non ci ha reso orgogliosi, ma con il Giubileo abbiamo l’occasione di cambiare l’immagine della capitale. E, dopo, dovremo aprire una riflessione più profonda sull’assetto istituzionale della città».
Cosa intende dire?
«Abbiamo bisogno di strumenti amministrativi più forti, e di capire come lo Stato riconosca alla città lo status di capitale: tutte le capitali hanno poteri e talvolta risorse maggiori rispetto agli altri comuni. Ma prima dobbiamo pensare al Giubileo: sarà una grande corsa, ma ce la faremo».