venerdì 28 agosto 2015

La Stampa 28.8.15
In America crescita record
Le Borse tornano a correre
L’Europa guadagna 260 miliardi. L’Ue chiede all’Fmi 16 miliardi per Atene
di Francesco Spini


La Cina rivitalizza le sue Borse, il petrolio prende fiato. Ma la vera sorpresa del giorno arriva dagli Stati Uniti, che si rinsaldano come la locomotiva del mondo. A confermarlo è il dato sul Pil del secondo trimestre, che rispetto alle stime preliminari del +2,3%, rivela una crescita ben più consistente: +3,7%. Stracciando così il +0,6% che era stato registrato tra gennaio e marzo. Il dato contribuisce non poco a mettere il turbo ai mercati, galvanizzati anche dal recupero del greggio, che a New York arriva a superare anche i 42 dollari. Così Wall Street prosegue la corsa (+2,27% il Dow Jones) e l’Europa vola: lo Stoxx 600 balza del 3,46%, gonfiandone la capitalizzazione di 260 miliardi di euro. A Piazza Affari l’indice Ftse Mib chiude in rialzo del 3,39%. Bene anche Londra (+3,56%), Parigi (+3,49%) e Francoforte (+3,18%).
La riscossa di Shanghai
Non solo il Pil americano. A far scattare il nuovo rimbalzo in mattinata è anche - dopo 5 sedute negative - la fiammata di Shanghai che chiude con un +5,34% e di Shenzhen che corre del 5,95%. Rialzi in cui c’è la mano del governo di Pechino che schiera fondi a lui riconducibili come il China Securities Finance che negli ultimi istanti della seduta immettono pesanti ordini di acquisto. Il regime vuole stabilizzare le Borse entro la parata che il 3 settembre ricorderà la vittoria riportata contro il Giappone nella Seconda Guerra Mondiale. Nel mentre prosegue l’intervento emergenziale della Banca del Popolo che ha iniettato altri 20,8 miliardi di euro di liquidità. Un’azione che si sposa con le mosse sulla moneta locale, lo yuan.
Le mosse sulla moneta
La Banca del Popolo taglia nuovamente (senza usare il termine «svalutazione») il tasso di riferimento della moneta verso dollaro, portandolo ai minimi dei ultimi 4 anni, a 6,4085 yuan contro un dollaro: una riduzione dello 0,07%. Ma Pechino è molto attiva anche nella difesa della sua moneta: in agosto la banca centrale di Pechino ha veduto titoli di Stato americani. Secondo una stima di Société Générale avrebbe ceduto almeno 106 miliardi di dollari di attività, tra cui titoli di Stato Usa. Questo anche nella prospettiva di un prossimo (anche se sarebbe rinviato quantomeno a dicembre) rialzo dei tassi da parte della Fed. Tanto più dopo il balzo del Pil, favorito dall’accelerazione della spesa per i consumi da parte delle famiglie. La Casa Bianca mostra però di non volere tornare a politiche di austerità ma di voler continuare a sostenere la crescita.
Grecia e Ucraina
Sul fronte di altri teatri di crisi, Klaus Regling nel corso di una conferenza stampa a Berlino spiega che il meccanismo di stabilità europeo (Esm) non verserà da solo tutti gli 86 miliardi del terzo salvataggio della Grecia. Esclude un haircut del debito e si attende che il Fondo monetario internazionale partecipi «fino a 16 miliardi di euro». Nel frattempo Atene nomina il primo premier donna della sua storia: la presidente della corte suprema ellenica Vassiliki Thanou sale alla guida del nuovo governo che condurrà il Paese fino alle elezioni. In Ucraina, invece, è stato raggiunto un accordo con i creditori privati per la ristrutturazione del debito. Questa prevede un «haircut» del 20%, che permetterà al Paese di risparmiare circa 3,6 miliardi di dollari su un debito di 18 miliardi di dollari con fondi e banche. Tra i creditori di Kiev c’è anche Mosca, che però non parteciperà alla ristrutturazione e non accetterà il taglio del valore nominale dei titoli.