venerdì 28 agosto 2015

Il Fatto 28.8.15
Perché la Grecia era da cacciare e l’Ungheria no?
risponde Furio Colombo


ARO FURIO COLOMBO, il processo europeo per debiti alla Grecia è durato a lungo, e non siamo neanche sicuri che sia finito. Ma quello all’Ungheria, colpevole di tentato genocidio dei profughi, prevalentemente siriani, evidentemente in fuga dalla guerra, ma tenuti fuori da mura, filo spinato, soldati, gas lacrimogeni e mezzi blindati è immensamente più grave. Qui non si tratta di soldi, si tratta di esseri umani a cui viene negato un diritto elementare e secolare. Non ho sentito la condanna o anche solo il rimprovero di alcun membro, grande o piccolo della Commissione europea. Come ha fatto la Mogherini a non vedere l’occasione per prendere posizione e andare sul campo, magari formando una troika di diritti umani, come ce n’èstata una sui debiti?
ANGELO

ANCHE’IO rimpiango di non aver visto la vice presidente e ministro degli Esteri d’Europa andare sul posto, insieme con la commissaria all’immigrazione e a quello dei diritti umani (o qualunque altra autorità dell’Unione europea) con due missioni urgente. La prima, fermare lo spaventoso spettacolo che abbiamo di fronte: un’Europa blindata che esclude ed espelle chi chiede asilo, violando tutte le regole e le intenzioni e la storia che hanno dato vita all’Europa. Il secondo dimostrare e dichiarare che l’Europa esiste, ed è un’altra cosa, che non può trasformarsi nella avventura neo-nazista che l’Ungheria sta attraversando. Tocca all’Europa, anche contro il consenso ungherese, creare un corridoio di salvezza che permetta il passaggio senza traumi, senza altri rischi fisici, senza incredibili umiliazioni, di profughi e rifugiati. Le immagini di bambini e di persone anziane che tentano di tutto, passando sotto il filo spinato, non possono restare come l’unico documento in questo momento della storia europea. Dov’è finito il presidente Junker, pronto ad esternare buoni sentimenti, ma incapace di autorevolezza e di decisione (difesa estrema di diritti non cancellabili) quando gli toccherebbe? Il Paese per giunta è cattolico. Non ha organizzazioni e preti e testimoni che possano dimostrare al mondo che l’Ungheria non è solo quella di Orban (al momento il peggior Paese dell’Unione europea?). Non sarebbe utile un intervento del Papa, di questo Papa? Le immagini non parlano di emigrazione, parlano nel modo più chiaro di fuga dalla guerra e dalla persecuzione. Nessuno dei nuovi profughi sta implorando di restare in Ungheria (e chi lo farebbe, benchè sia un bel Paese, in queste condizioni di inciviltà?): è noto, è chiaro, è dimostrato che stanno cercando di passare per non tornare al rischio estremo del mare e per raggiungere un’Europa più civile, per esempio la Germania. Non risulta da alcun documento che l’Ungheria si sia distaccata o dissociata dall’Europa, e che non continui a ricevere fondi comunitari, come tutti gli altri Paesi membri. Risulta però aver dato vita ad una controrivoluzione che viola tutti i principi non solo inviolabili per l’Europa, ma accettati dal mondo. Perchè la Merkel, così pesante con la Grecia, non lo è stata, non lo è con l’Ungheria, lei che ha il coraggio di sfidare i suoi neo-nazisti? La prima a rispondere alla chiamata deve però essere la Rappresentante per la politica estera. È una grande occasione per esistere.