venerdì 28 agosto 2015

La Stampa 28.8.15
In volo con Netanyahu verso l’Expo
“Con Renzi come al ranch di Bush”
Il leader israeliano sbarca in Italia e ribadisce il suo feeling con il premier
di Maurizio Molinari


A fianco della moglie Sara, con dietro l’inseparabile consigliere per la sicurezza Yossi Cohen e circondato da un nugolo di guardie del corpo: così Benjamin Netanyahu sale a bordo del volo El Al che lo porta a Milano, prima tappa di un viaggio italiano di 72 ore che lo vedrà incontrare domani a Firenze Matteo Renzi, «un leader con cui ho molto in comune».
L’aereo è la versione israeliana dell’Air Force One con le debite differenze: i passeggeri sono meno della metà, a bordo non vengono sommersi continuamente di cibo, gli stretti collaboratori del premier sono più loquaci di quelli del presidente Usa, le comunicazioni arrivano non per email ma con WhatsApp e l’apparato di sicurezza è più imponente. Non tanto per il numero di 007 o per le apparecchiature top secret che possiedono quanto per il ruolo delle donne-agenti: nel «secret service» della Casa Bianca sono una minoranza, qui invece quasi prevalgono. E in poche superano i 30 anni. Il Boeing 737 è un microcosmo di Israele, si parla di tutto. Netanyahu si lamenta delle aspre polemiche interne per la nomina del nuovo capo della polizia fino a quando la vista delle isole greche non lo distrae, la moglie Sara fa sapere allo stuart di gradire l’aria condizionata a temperature rigide - obbligando alcuni passeggeri alle coperte - e gli uomini più vicini al premier si soffermano sulla visita che sta per iniziare. «Andiamo in Italia perché è un partner di primaria importanza - dice Yossi Cohen - ma non tanto sul fronte del negoziato con i palestinesi quanto della lotta al terrorismo e degli interventi comuni per lo sviluppo dell’Africa». A non convincere Cohen, in particolare, è la formula dell’International Support Group ovvero l’ipotesi, sostenuta da Parigi, di creare un gruppo di nazioni destinato a fare da cornice alla ripresa del negoziato.
Il portavoce Mark Regev, in procinto di essere nominato ambasciatore a Londra, si sofferma sull’Italia: «Il rapporto fra il premier e Renzi è molto stretto, dopo il recente incontro a Gerusalemme è evidente che alle convergenze politiche si somma l’intesa personale ed essere ricevuti da lui a Firenze equivale a quando i premier israeliani venivano accolti nel ranch di Crawford da George W. Bush».
La popolarità dell’Italia nel «team Netanyahu» si riflette nella presenza a bordo del nostro ambasciatore a Tel Aviv, Francesco Talò, che tiene banco sui «valori comuni del Mediterraneo» sollevando curiosità per l’imminente concerto in Israele di Ornella Vanoni. Quando l’aereo inizia la discesa la task force che protegge il premier inizia i preparativi di uno sbarco che vede le donne-agenti protagoniste. A Milano la prima tappa è all’Expo dove Netanyahu visita i padiglioni di Israele, Cina, Stati Uniti e Italia tornando sul rapporto con il presidente del Consiglio: «Abbiamo un’intesa forte, a Firenze parleremo di collaborazione in molti campi a cominciare dall’Africa perché se al momento cooperiamo per lo sviluppo di un solo Paese africano, potremmo ripeterlo in altre 20 nazioni». Il successo di pubblico del padiglione israeliano, sui gioielli dell’agricoltura hi-tech, per Netanyahu è «la risposta migliore a chi persegue boicottaggi» dando concretezza a quella partnership nell’hi-tech di cui Renzi ha parlato alla Knesset e che terrà ancora banco a Firenze.