venerdì 21 agosto 2015

Il Sole Domenica 26.7.15
Il mondo psichico
C’è vita nel caos e nella polvere
di Vittorio Lingiardi


«Mi sento molto a mio agio in questo disordine, perché evoca in me delle immagini». È nel disordine, confida Francis Bacon a David Silvester, l’inizio di tutte le cose. Nel disordine e nella polvere, che «sembra eterna, l’unica cosa che durerà per sempre». Polvere che solleva l’urgenza di riportare ordine nel caos della stanza. Anche così prende forma l’elaborazione artistica. E psichica. La stanza (d’analisi) diviene lo spazio per un ritardo, un’assenza, una lacuna, per «un tempo ritessuto, come la cucitura di una rete» (p. 32), per quel nucleo di non-trasformabilità che resiste a qualsiasi intervento. «Che cosa ne è della non-umanità che vive occlusa, ma comunque attiva dentro di noi, delle parti androidi che ci appartengono?» (p. 17).
Sono due geni della visione, Francis Bacon e Wilfred Bion, i demoni custodi (non li possiamo certo chiamare angeli) di questo breve libro di Lorena Preta. Frutto di una mente analitica e passionale, con stazioni spaesanti di oscurità e accoglienti radure di luce. Veloci capitoli con titoli fulminanti: «L’umanità in un battito di ciglia», «Allevamento di polvere», «Si trattava di trasformare una poesia in un foulard», «Frammenti di un discorso luttuoso». Custoditi da un bel titolo, radicalmente baconiano: La brutalità delle cose. È questo, infatti, il tema caro a Preta: la brutalità del reale, la consapevolezza che se la psicoanalisi non può trasformare sostanze, corpi o anime, può certamente favorire «passaggi di stato» e «contaminazioni feconde». Come per il grande dublinese, la brutalità è quello scarto e quell’eccesso che rimandano alla realtà con più violenza, quell’in più delle cose che ci rivela l’essenza traumatica del reale. Uno sguardo che Preta rivolge non solo al lavoro clinico della psicoanalisi, ma anche a quello teorico. Un omaggio dunque alla psicoanalisi, ma anche un attacco, saggiamente non dichiarato, a ogni sua possibile oggettivazione (chi conosce il mio lavoro sa che sto recensendo un libro che non sposa il mio punto di vista scientifico, ma sa anche l’importanza di riconoscere l’onestà intellettuale dell’altro diverso da te).
La vecchiaia che cancella il futuro che non può più essere concepito, la malattia fisica che àncora la mente ai ritmi del corpo sofferente, il pensiero che continua a scorrere nonostante tutto. Le separazioni che annientano, il trauma che blocca l’esistenza, i cambiamenti che attraversano come meteore l’orizzonte della vita spezzando equilibri precari. Ridefinizioni sessuali, riorganizzazioni familiari, ibridazioni cyborg. Polvere e, inevitabilmente, possibilità di conoscenza.
Lorena Preta usa la psicoanalisi come un’attrezzatura resistente, una sorta di tuta sofisticata che permette di attraversare gli spazi siderali dell’esperienza e del dolore umani «senza andare in fiamme al primo impatto» (p. 13). Ci racconta forme di vita, come si alternano e compongono nel mondo psichico. Nel farlo, rimane fedele a se stessa, a come l’abbiamo conosciuta in questi anni, come analista viva, direttrice di Psiche e promotrice internazionale di Geographies of Psychoanalysis (Mimesis, in press).
La brutalità delle cose è il tentativo di analizzare ciò che in noi si modifica prima che il modo di affrontarlo abbia il tempo di consolidarsi in abitudine. Una restituzione di senso a quegli oggetti «lanciati nell’area dell’esperienza con una loro assoluta irriducibilità» (p. 44). Del resto, dice ancora Bacon a Silvester, «un’altra cosa che mi piace della confusione è che c’è la polvere e io la uso. […] È tremendo tirar su tutta questa polvere, che s’attacca dappertutto. Ma è proprio quello che feci, mentre dipingevo quei quadri».
Lorena Preta, La brutalità delle cose. Trasformazioni psichiche della realtà , Mimesis, Milano,
pagg. 134, € 14,00
Lorena Preta (a cura di), Geographies of Psychoanalysis. Encounters between cultures in Tehran , Mimesis International, pagg. 124, € 13,00 ($ 15,00-£ 10,00)