venerdì 21 agosto 2015

Il Sole Domenica 26.7.15
Totalitarismi
Il fallimento del Duce
Mussolini non riuscì nel suo intento: trasformare gli italiani in veri fascisti. È questa, secondo lo storico inglese Paul Corner, la vera sintesi del Ventennio
di Emilio Gentile


Dicembre 1935. Da tre mesi l’Italia fascista è in guerra contro l’Etiopia, aggredita dal duce. Un cattolico italiano descrive la condizione degli italiani dopo tredici anni di regime fascista: «Sempre più chiaramente si delineano i danni portati dal Fascismo …. ha creato una confusione tra partito, Italia, Duce …. gli italiani sono ormai un popolo di pecore che corrono dove il pastore, col bastone, le porta … ha divinizzato il Duce, facendo chinare tutti davanti a questo Nume …non c’è ormai che un’accozzaglia di schiavi, pronti sempre a dir di sì, a batter le mani, saturi di entusiasmo … ha accentrato tutti i poteri, tutti i mezzi, tutte le età nelle mani e nelle organizzazioni dello Stato … la Chiesa non può più contare su moltissime anime che son prese dal demone del Nazionalismo e che credono più a Mussolini che al Papa. …Mai la Santa Sede ha passato – credo – un periodo più difficile di questo».
Giugno 1938. Un antifascista italiano osserva: «Il fascismo non opprime e non controlla solo con la sua polizia: esso opprime e controlla con i suoi sindacati, con l’educazione, con la parte che esercita nelle industrie e nelle banche, con la burocrazia immensa che crea, dirige e mette in moto, con la stampa e con la radio. Tutto il Paese è inglobato in questo apparato: le manifestazioni di scontento e di sfiducia sono avvertite immediatamente al centro, e sono deviate utilizzandole per quei fini stessi di aggressione contro i quali erano sorte».
Febbraio 1940. Un fascista italiano dichiara: «è un bene per il popolo italiano essere costretto a prove che ne scuotono la secolare pigrizia mentale. … Bisogna tenerlo inquadrato e in uniforme dalla mattina alla sera. E ci vuole bastone, bastone, bastone».
Gli italiani appena citati, concordi nel descrivere come viveva il popolo italiano nel regime fascista erano: monsignor Domenico Tardini, sottosegretario della congregazione per gli Affari ecclesiastici straordinari, che scrisse le sue osservazioni per Pio XI; Alberto Cianca, dirigente del movimento antifascista “Giustizia e Libertà”; e il duce del fascismo. Le loro citazioni non sono tratte dai documenti che Paul Corner ha utilizzato per studiare la reazione degli italiani all’invadenza totalitaria del partito fascista, ma sono testimonianze molto significative, che integrano la documentazione dello storico inglese e possono servire ad approfondire la riflessione sulle questioni che egli ha trattato nel suo libro.
Corner è uno storico della storia d’Italia e del fascismo. Si deve a lui un libro importante sulle origini del fascismo a Ferrara, pubblicato nel 1974, seguito nei decenni successivi da saggi sull’economia, la politica e l’opinione pubblica durante il regime fascista. Sviluppando quest’ultimo tema di ricerca, Corner si è posto una domanda: «in seguito al lavoro svolto dal partito, gli italiani divennero veri fascisti?». La sua risposta, in conclusione, è nettamente negativa: «il fatto che il partito non sia riuscito a raggiungere l’obiettivo di creare una nazione di ’veri fascisti’ va visto come il fallimento del fascismo stesso».
Il giudizio dello storico inglese conferma le conclusioni alle quali è giunta da tempo la storiografia sul fascismo, in particolare quella italiana. Oltre venti anni fa, studiando il ruolo del partito fascista nel regime e nella società, chi scrive constatò che alla fine degli anni Trenta il partito era diventato «un farraginoso apparato burocratico con funzioni d’inquadramento militaresco e di propaganda pedagogica, largamente screditato agli occhi dell’opinione pubblica» (E.Gentile, La via italiana al totalitarismo, III ed., Carocci 2008)
Ma ancor prima degli storici, il giudizio sul fallimento fascista ha avuto l’autorevole avallo dello stesso duce: solo che, a differenza degli storici, Mussolini attribuiva la causa del fallimento agli italiani: «Non è il fascismo che ha guastato gli italiani, ma sono gli italiani che hanno guastato il fascismo», affermava il 29 marzo 1944. E il 20 giugno ribadiva: «Chi fallisce è questa massa di schiavi infetti e ammalati che oscillano fra l’abulia e la disperazione». (B.Mussolini, A Clara. Tutte le lettere a Clara Petacci 1943-1945, Mondadori 2011).
Dato ormai per certo che il partito fascista non riuscì a trasformare gli italiani in veri fascisti, proprio la constatazione del fallimento suscita nuove questioni, come il confronto fra il fallimento fascista e l’esito fallimentare di altri partiti totalitari. Per esempio, dopo oltre sette decenni di assoluto dominio, il disfacimento del regime sovietico per implosione non rivelò che nella stragrande maggioranza, i russi non erano diventati veri comunisti. Già venti anni prima, lo storico comunista dissidente Roy Medvedev aveva constatato che «la maggioranza del popolo, del partito e dell’intellighenzia è politicamente passiva … l’indifferenza, se non addirittura un consapevole rifiuto della politica sono ormai atteggiamenti radicati, una forma di autodifesa. Noi abbiamo un apparato statale e di partito massiccio, il cui potere è virtualmente illimitato, ma a causa dell’incompetenza professionale e politica di molti funzionari, questa enorme macchina è inefficiente ed estremamente vulnerabile alle critiche.” (Roy A.Medvedev, La democrazia socialista, Vallecchi 1977). La descrizione dello storico russo coincide, quasi alla lettera, con la descrizione della situazione italiana fatta dallo storico inglese, avvalendosi delle relazioni sull’opinione pubblica redatte dagli osservatori fascisti. Queste relazioni finivano quotidianamente sotto gli occhi di Mussolini e dei massimi gerarchi del partito; da ciò sorge un’altra importante domanda: perché il duce e i gerarchi perseverarono nell’esperimento totalitario, pur sapendo che l’invadenza del partito aveva effetti devastanti e controproducenti fra la popolazione?
Lo storico non è un curatore fallimentare. Accertato il fallimento del fascismo, il suo compito non è concluso. Anzi, su molte questioni, come quelle appena accennate, forse la storiografia è allo stadio iniziale.
Paul Corner, Italia fascista. Politica e opinione popolare sotto la dittatura , Carocci, Roma, pagg. 390, € 28,00