venerdì 21 agosto 2015

Il Sole Domenica 26.7.15
Lezioni d’amore
Cicerone, la saggezza e le passioni
di Armando Massarenti


Libertà intellettuale, immaginazione filosofica e governo di sé: ecco la ricetta che offre il filosofo e oratore Cicerone per imparare ad amministrare le proprie passioni, amorose e non, nell’affascinante dialogo filosofico raccolto nelle Lezioni d’amore (il IV libro delle Discussioni Tuscolane).
Libertà intellettuale, innanzitutto: «Ciascuno sostenga il suo punto di vista, poiché c’è libertà di opinioni: noi resteremo fedeli alla nostra norma e, senza legarci ai dogmi di alcuna teoria così da essere costretti a seguirli, ricercheremo sempre di ogni questione la più probabile». È lo straordinario eclettismo di Cicerone, che permette al filosofo romano di trarre il meglio da ogni scuola del passato, per confezionare una particolare teoria delle passioni (così come dei doveri, di Dio, della virtù) che si attagli nel modo più adatto alla sua personale filosofia. Filosofia, si badi bene, intesa come stile di vita e viatico per le scelte etiche da compiere, di volta in volta, nella propria esistenza. La filosofia, scrive Cicerone proprio nelle Tuscolane, è sapienza «che insegna a vivere bene».
Una prospettiva eclettica che, come scrive Pierre Hadot, può avere un significato importante per l’uomo contemporaneo, per il quale diventa fondamentale «la libertà di scegliere, in ogni caso concreto, l’atteggiamento che giudica migliore secondo le circostanze», da qualsiasi filosofia o credenza sia ispirato, senza che venga imposto «a priori un comportamento dettato da principi stabiliti in anticipo». È così che, nella visione offerta da Cicerone sulle passioni, le rigorose distinzioni proposte dagli stoici (mutuate probabilmente da Crisippo) si combinano con la teoria sull’anima elaborata da Platone e dai suoi epigoni, con le critiche ad Aristotele e agli aristotelici, perfino con alcuni spunti di Pitagora.
Ma cosa sono le passioni? Come possono essere definite? Turbamenti o vere e proprie malattie dell’anima, secondo l’insegnamento dei maestri stoici, a più riprese “tradotto” da Cicerone per il pubblico romano? Per citare ancora Pierre Hadot, gli stoici «affermavano che le passioni umane corrispondevano a un cattivo uso del discorso interiore, vale a dire a errori del giudizio e del ragionamento», in questo fedeli interpreti della lezione di Socrate (il cosiddetto intellettualismo socratico) per il quale noi umani indulgiamo in comportamenti negativi solo per ignoranza del bene.
Quale deleterio effetto possano avere, sulla tranquillità dell’uomo, le passioni non imbrigliate – il cavallo nero della meravigliosa immagine già incontrata leggendo il Fedro di Platone –, Cicerone lo sa bene, reduce com’è, nel momento in cui si accinge a scrivere filosoficamente di passioni, da anni tra i più turbolenti della vita di Roma nonché della sua personale esistenza (tra ambizioni insoddisfatte, amarezza, speranze rinnovate e poi disilluse, oltre al lutto terribile della amata figlia Tullia che lo colpì proprio nella villa di Tuscolo). Ed ecco le passioni secondo Cicerone: «Moti turbolenti e concitati dell’anima, alieni da ragione e sommamente ostili alla tranquillità della mente e della vita». Persino le passioni «dall’aspetto gentile», come l’amore, come il desiderio dell’altro quando si realizza in concreto… Anche in questi casi la saggezza filosofica ci esorta a non farci travolgere da «piaceri che impregnano l’anima come dei liquidi».
Questo è il compito – terapeutico – della filosofia. Molti sono gli argomenti utili a «calmare l’anima», i consigli salutari e lenitivi che assomigliano così tanto a delle prescrizioni mediche, come bene osserva Martha Nussbaum nel suo Terapia del desiderio: teoria e pratica nell’etica ellenistica. Modernissimo il pensiero di Cicerone da questo punto di vista: l’intervento terapeutico sulle passioni non deve provenire «dall’esterno, come avviene per le malattie del corpo, si devono bensì impiegare tutti i mezzi e tutte le energie per metterci in condizione di curarci da soli». Che la si voglia chiamare anima, psiche, coscienza, interiorità… Di sicuro esiste un medicina per l’anima: la filosofia.