venerdì 21 agosto 2015

Il Sole Domenica 19.7.15
Filosofia politica
La sovranità che piace a Hegel
di Sebastiano Maffettone


Elogio della Sovranità Politica di Biagio de Giovanni, uno dei più noti filosofi della politica italiani di tradizione hegelo-marxista, è un libro denso e impegnato con un intento polemico esplicito che si rivela sin dal titolo. I “nemici” di de Giovanni, come non è difficile intuire, sono coloro che, con vari accenti e diversi scopi, esultano per la fine annunciata della sovranità dello stato. Lo fanno, di solito, in nome di un moralistico cosmopolitismo, che poco o nulla ha di politico, e giungono perfino a condannare in guisa di magistrato d’assalto trascendentale la storia della modernità. Quest’ultima - ci dice de Giovanni - è, alla fine dei conti, la storia dello stato moderno e della sovranità. Personalmente, credo che questo sia un punto molto serio su cui riflettere: papa Francesco può permettersi un cosmopolitismo buonista a livello etico-religioso, ma un capo di stato non può imitarlo in nome della responsabilità politica che ne caratterizza la funzione. Non sorprendentemente per chi lo conosce, de Giovanni lega la sua tesi a un recupero di Hegel. Ma il suo Hegel non si identifica con quello della teologia laica e progressiva di famiglia-società-civile e stato. È, invece, innanzitutto e per lo più lo Hegel della mediazione, cosa che dal punto di vista politico permette di includere nella sovranità l’emergere del negativo. In questa ottica, la sovranità è il punto di incontro tra decisone politica e ordinamento giuridico. Cosicché, si aggiunge, demolirla concettualmente e praticamente equivale a smantellare un equilibrio fondamentale e in ultima analisi a chiudere lo spazio della politica. Quanto suoni attuale tutto ciò non c’è bisogno di sottolinearlo.
Lo Hegel di de Giovanni non è un apologeta del sovrano assoluto alla Hobbes-Bodin, ma ha piuttosto incorporato a pieno la lezione liberal-democratica di Rousseau e Kant cui aggiunge un robusto realismo politico. Questo vuol dire che hanno torto – perché svuotano di significato questa concezione della sovranità - sia Schmitt, che la equipara allo stato di eccezione, sia Kelsen che la costringe nei limiti del puro normativismo. Neppure, è possibile in questi termini apprezzare la trasformazione della sovranità in biopolitica, alla maniera di Foucault sulla scia di Nietzsche. Foucault stesso non sembra aver compreso – suggerisce l’autore - la natura della sovranità di stampo hegeliano che non si identifica più con la figura del sovrano. Ma sarebbe impossibile, data la ricchezza degli spunti e dei riferimenti storico-critici riassumere in poche righe il libro. Una sola osservazione esterna, però, la farei, anche concedendo che non si può mettere tutto nella stessa opera. La filosofia politica globale mainstream è oggi atlantica sulla scia di Rawls e in genere dei grandi atenei anglo-americani. Il meglio di questa teoria è fortemente legato a un istituzionalismo normativo, che legge Kant in termini quasi hegeliani. Dietro tutto ciò si cela in qualche modo la forza della mediazione, che tanto piace al nostro autore. Perché non pensare alla sovranità anche nell’ambito di questo sfondo teorico che è legato, forse come nessun altro, alla storia della liberal-democrazia?
Biagio de Giovanni, Elogio della Sovranità Politica , Editoriale Scientifica, Napoli, pagg. 332, € 20,00