domenica 30 agosto 2015

Il Sole 30.8.15
Già ottomila minori giunti soli dal Mediterraneo
Il dramma dei bambini. Lo scorso anno più di 3.700 sono fuggiti dai centri di prima accoglienza
Spesso devono affrontare una nuova odissea
di Nicoletta Cottone


Roma Nell’emergenza immigrazione c’è un dramma nel dramma, quello dei minori non accompagnati. Bambini e, soprattutto, adolescenti, che affrontano un viaggio lungo e pericoloso, spesso fuggendo da conflitti e fame, per il sogno di una vita migliore. Minori che sono facili vittime di tratta o di sfruttamento sessuale o lavorativo. Sia durante il viaggio, sia una volta giunti a destinazione. Nel corso del lungo cammino dai paesi di origine, la necessità di reperire il denaro per la traversata verso l’Europa espone i minori soli a ogni tipo di violenza, sfruttamento e abuso. Save the children in un dossier li chiama “piccoli schiavi invisibili” e ricorda che fra il 2013 e il 22 giugno 2015 sono stati 160 i minorenni in Italia vittime di tratta. Alcuni una volta giunti a destinazione in Italia spariscono. Le statistiche li segnalano come “irreperibili”: solo lo scorso anno su 14.243 minori non accompagnati giunti in Italia ne sono spariti 3.707.
«Fuggono dai centri di prima accoglienza - spiega Raffaella Milano, direttore dei programmi Italia-Europa di Save the children - e magari si rimettono nelle mani di altri trafficanti di esseri umani. Spesso devono affrontare una nuova odissea, entrano nel circuito della microcriminalità, vengono destinati alla prostituzione, all’accattonaggio, al lavoro nero. Per il viaggio spesso contraggono debiti che devono ripagare».
Dall’ultimo report nazionale del ministero del Lavoro, che fa il punto al 31 luglio 2015, in Italia nei primi sette mesi dell’anno sono giunti 8.442 minori non accompagnati. E il numero potrebbe essere sottostimato dal momento che questo dato considera esclusivamente i minori identificati. Sono soprattutto maschi (94,9%), per lo più fra 17 anni (54,4%) e i 16 anni (26,8%), provenienti principalmente da Egitto (22,5%), Albania (14,2%), Gambia (9,7%), Eritrea (8,5%), Somalia (7,4%), Nigeria (4,5%), Senegal (4,5%), Bangladesh (4,4%), Mali (4,1%) e Afghanistan 3,8%).
Tutti i minori stranieri, anche se entrano irregolarmente in Italia, non possono essere espulsi (tranne che per motivi di ordine pubblico e sicurezza) e hanno diritto al permesso di soggiorno, all’assistenza sanitaria, ad andare a scuola. Lo scorso anno sono stati distribuiti nelle 914 strutture esistenti in Italia (di cui 34 temporanee), soprattutto in Sicilia, Lombardia, Lazio, Campania e Puglia. E l’accoglienza migliora, con un significativo incremento dei giovani accolti nelle strutture autorizzate. «Servirebbe - spiega ancora Raffaella Milano - l’approvazione rapida del disegno di legge all’esame della Camera, sostenuto dai parlamentari dei principali partiti politici di maggioranza e opposizione, che crei standard garantiti e un percorso di integrazione, di tutela, di assistenza e di accoglienza per i minori non accompagnati. Servono progetti e borse lavoro che consentano ai minori di emanciparsi».
È in ritardo il piano nazionale anti-tratta del Dipartimento Pari opportunità , nel quale una parte sarà dedicata ai minori. Dal 2012 a oggi, secondo un report di Save the children, sono 1.679 le vittime accertate di tratta in Italia, delle quali una quota significativa è costituita da minori. In particolare dal 2013 al 22 giugno 2015 sono 130 i minori vittime di tratta inseriti in progetti di protezione: la Nigeria il principale paese di provenienza, seguita da Romania, Marocco, Ghana, Senegal e Albania.
Save the children denuncia che i ragazzi, soprattutto egiziani, vengono sfruttati nei mercati di frutta e verdura, dove caricare un camion con dodici pancali “rende” dieci euro, ma anche presso autolavaggi, pizzerie o frutterie a 2-3 euro l’ora per 12 ore. O al mercato del pesce o nei ristoranti cinesi a 1,5 euro l’ora. «Purtroppo - spiega Save the children - spesso i minori non sono consapevoli di essere sfruttati, anche perché magari valutano il loro compenso nella valuta di casa». Alcune ragazze vengono vendute nell’ambito di matrimoni precoci a costi variabili, che possono raggiungere i 50mila euro. Poi, per ripagare il debito contratto, sono costrette a rubare. Molte con il sogno di un posto da parrucchiera, modella, babysitter o commessa finiscono invece sul marciapiede. Altre conoscono fin dalla partenza il proprio destino. Utile rafforzare le “case di fuga”.
Poi ci sono i bambini contesi. Come è successo a una piccola nigeriana di tre mesi salvata dalla Guardia costiera a Lampedusa, rimasta orfana nel corso della traversata. La mamma e altre due donne non sono sopravvissute al viaggio in gommone con altre 103 persone. E lei ora è contesa fra due nigeriani che reclamano la paternità. Probabilmente solo con la speranza di ottenere benefici nell’accoglienza. La piccola ora è in una struttura attrezzata per i minori.