domenica 30 agosto 2015

Corriere 30.8.15
Benjamin Stora
«Una svolta epocale che genera angoscia»
Ci rinchiudiamo nel nostro egoismo, ma la realtà finisce per raggiungerci
Queste persone arrivano comunque, e arriveranno sempre di più
intervista di Stefano Montefiori


PARIGI Benjamin Stora, 64 anni, grande storico dell’Algeria e presidente del Museo di storia dell’immigrazione di Parigi, è critico sull’atteggiamento degli europei davanti ai drammi dell’immigrazione. «Non abbiamo capito che stiamo vivendo un cambiamento geopolitico, una svolta storica. Gli uomini politici propongono una distinzione tra immigrati economici e rifugiati, ma è impossibile separare gli uni dagli altri. Per questo è stato inventato il termine bizzarro di “migranti”, perché non li possiamo definire immigrati classici ma non vogliamo neppure caratterizzarli come rifugiati. Allora usiamo questa parola intermedia di “migranti”, che evoca vagamente delle persone in marcia, non si sa bene perché, è una parola strana… La somma tra le due figure di immigrati e rifugiati provoca questa mancanza di compassione da parte dell’opinione pubblica. La gente ha la sensazione di un’invasione, ha paura di un cambiamento nel nostro modo di vivere. Reagisce non con solidarietà ma con angoscia».
Pensa che la classe politica assecondi troppo l’opinione pubblica?
«Sì, i governi non osano educare, spiegare alle persone qual è la realtà. I politici non riescono ad affermare la necessità di una solidarietà con persone che scappano dalle guerre. Il solo che l’abbia fatto finora è il Papa, non certo i partiti tradizionali, anche a sinistra».
Mostrandosi ferma con gli immigrati, la sinistra dà l’impressione di cercare una nuova legittimità, una vicinanza con i cittadini comuni che temono l’immigrazione.
«La sinistra europea è un po’ alla deriva, non riesce più a definire un progetto politico coerente di trasformazione della società, e allora rilancia sulla questione dei valori: la Repubblica, la Nazione, le frontiere. Si rifugia in un vecchio progressismo nazionalista, ma si tratta di un nazionalismo di vedute ristrette. La sinistra potrebbe esistere ribadendo i suoi valori storici, la tradizione di accoglienza, come accadde in Francia con gli antifascisti italiani o i repubblicani spagnoli. Non possiamo dirci contro lo Stato islamico, e poi non accogliere le persone che scappano dalla sua barbarie».
Ma gli sbarchi sembrano troppo numerosi. Pensa che le nostre società siano capaci, da un punto di vista economico e sociale, di sopportare questi flussi?
«Sì, alla fine le percentuali sono molto basse rispetto alla ricchezza dell’Europa. Solo che in questo clima xenofobo i politici non se la sentono di parlare di cifre, di spiegare la realtà economica. Eppure le immagini ci mostrano donne, bambini, vecchi, non “immigrati”. Ci rinchiudiamo nel nostro egoismo, ma la realtà finisce per raggiungerci. Queste persone arrivano comunque, e arriveranno ancora di più» .
Stefano Montefiori