Il Sole 29.8.15
Pechino usa il «bazooka», risale la Borsa
Terzo intervento sulla liquidità della Banca centrale - In campo anche i fondi pensione
di R.Fa.
PECHINO Finisce bene un’altra settimana durissima per i listini cinesi. Chiusura positiva della borsa di Shanghai a 4,8% con l’indice composite – ed era ora – nuovamente oltre quota 3mila (per la precisione: 3.232 punti).
Ancora un segno più, dunque, a confermare la risalita delle borse cinesi dal pozzo senza fondo delle perdite, giovedì Shanghai aveva chiuso a 4,82%.
Sul fronte azionario, tutti i principali settori hanno registrato aumenti. Performance un po’ sottotono per i titoli bancari dopo che i principali big del settore hanno pubblicato i risultati del semestre che indicano una crescita quasi nulla dei profitti nella prima metà dell'anno e un ulteriore aumento delle sofferenze.
Utili sostanzialmente piatti nel primo semestre per due delle quattro grandi banche pubbliche cinesi in presenza di domanda interna debole e crediti problematici in aumento.
Bank of China, che tra l’altro è il principale operatore in cambi del Paese, archivia il semestre con un utile netto a 90,75 miliardi di yuan, in aumento dell’1,14% rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno. L’istituto, quotato alla borsa di Hong Kong dove ha chiuso la seduta in ribasso del 3,53%, ha ricordato in un comunicato che la crescita globale è stata rallentata e che l'istituto è allineato a una crescita più lenta ma anche più sostenibile, il cosiddetto new normal.
Risultati piatti anche per un’altra delle big four, la Agricultural Bank of China (Abc) che ha registrato nello stesso periodo un incremento degli utili netti limitato allo 0,3% a 104,32 miliardi di yuan.
L’istituto tradizionalmente è attivo nelle zone rurali della Cina e il suo presidente, Liu Shyu, ha sottolineato in un comunicato che «gli attuali sviluppi economici globali restano instabili e incerti. L’economia cinese sta tuttora affrontando una grande pressione al ribasso. Dinanzi a varie sfide come l’incremento dei crediti in sofferenza e del rallentamento della crescita degli utili, la banca ha un compito difficile nel prevedere e controllare i rischi nella sua attività».
La Banca centrale è intervenuta anche ieri per stabilizzare lo yuan continuando a immettere liquidità nel sistema bancario nazionale.
Ha infatti lanciato una nuova operazione di rifinanziamento a breve, della durata di sette giorni, per 60 miliardi di yuan (circa 8,3 miliardi di euro) al tasso del 2,35%. Si tratta del terzo intervento realizzato in una settimana dalla Banca centrale cinese dopo che la settimana scorsa Pboc ha iniettato nel mercato 150 miliardi di yuan.
Il timore di ritornare al caos delle ultime due settimane e alle speculazioni selvagge che lo hanno caratterizzato aleggia nell’aria, al punto che le autorità di Pechino intendono rendere più rigorosi i controlli sulle manovre sui future.
La China Securities Regulatory Commission, l’autorità di controllo sulla Borsa, a partire dal 31 agosto ha predisposto che la copertura sui future passi dal 20% al 30% del valore complessivo dei contratti. Inoltre la stessa Commissione ha inviato alla polizia 22 casi sospetti, incluse ipotesi di manipolazioni di mercati e insider trading.
In ogni caso per i listini si è trattato di una settimana di passione, in cui senza l'intervento della Banca centrale sui tassi e sui ratios, senza gli acquisti di repo sul mercato aperto e affini, il bilancio sarebbe stato ben più negativo.
Come si è detto, la Banca centrale è intervenuta anche a sostegno dello yuan, deprezzato di due punti l’11 agosto con effetti disastrosi per i mercati globali e per la Cina, soprattutto.
Quasi ogni giorno la Banca centrale è ormai costretta a predisporre misure in aiuto della divisa nazionale, limando perfino le riserve estere.