sabato 29 agosto 2015

Il Sole 29.8.15
Il ministro. «Le imprese continuino ad avere fiducia»
Delrio: la ripresa è merito di una forte classe imprenditoriale
Milano
di Luca Orlando


Più flessibilità dall’Europa, in modo da ridurre le tasse e rilanciare crescita e occupazione. Una richiesta di rinnovata fiducia alle imprese, a cui va il merito di aver innescato la ripresa. Graziano Delrio sintetizza così, davanti alla platea della Festa Nazionale dell’Unità di Milano, la strategia del Governo nella definizione della Legge di Stabilità, che dal lato delle risorse intende sfruttare al massimo i margini consentiti da Bruxelles. «Quattro-cinque miliardi - spiega il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti li otteniamo già per le riforme realizzate, altrettanti potranno arrivare per gli investimenti: dobbiamo sfruttare tutti i margini esistenti, mantenendo però sempre il deficit al di sotto del 3% del prodotto interno, perché questo significa essere seri e rigorosi». Richieste del tutto ragionevoli, spiega Delrio nel dibattito con il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, perché presentate da un Paese forte di un avanzo primario ormai sistematico negli anni e capace di raggiungere i propri obiettivi anche dal lato delle riforme chieste da Bruxelles. «Non siamo più osservati speciali - spiega - e credo sia giusto e ragionevole chiedere a Bruxelles una clausola legata agli investimenti, non è affatto una richiesta burocratica: l’emergenza oggi riguarda l’occupazione e gli investimenti, perché i lavori pubblici da noi si sono dimezzati». Risorse aggiuntive che il Governo intende utilizzare anche per il taglio delle tasse, confermando le indicazioni del Premier per una riduzione degli oneri sulla casa. «Non per inseguire ricette elettorali - spiega Delrio - ma per lo stesso ragionamento che ci ha portato a ridurre l’Irap sulle imprese». In quel modo si agevolano le assunzioni, riducendo le tasse sugli immobili si cerca invece di reagire alla più grave crisi edilizia degli ultimi anni, «determinata - spiega il ministro - anche da un eccesso di tassazione». Nessun calcolo, dunque, ma solo la volontà di «riportare il paese al suo livello di normalità», anche fiscale. La sintonia con le imprese pare evidente e del resto è lo stesso ministro a sottolinearlo: «Agli imprenditori - spiega - chiediamo di continuare ad avere fiducia, siamo sicurissimi che quanto è accaduto in questa fase di inizio di ripresa sia merito soprattutto del fatto che abbiamo una forte classe imprenditoriale: a creare il lavoro non è lo Stato ma l’impresa». Avanti con le riforme e con la riduzione delle tasse, dunque, con la certezza di riuscire anche ora a far quadrare i conti: «Così come lo scorso anno - spiega - smentiremo gli scettici sulle coperture», anche se cifre precise sulla spending review non ne fornisce. «La stiamo facendo, 18 gruppi di lavoro stanno andando avanti ma è difficile ora fare previsioni: siamo sempre stati prudenti nelle stime sui conti pubblici e lo saremo anche questa volta». L’intenzione è quella di procedere sulla strada delle riforme, portando avanti il riordino della pubblica amministrazione, che insieme al nuovo codice degli appalti è considerato elemento cruciale per il rilancio della crescita. Le infrastrutture ne rappresentano un capitolo chiave anche perché - ricorda alla platea - ogni opera non finita è un’interruzione di fiducia tra me e voi». Occorre certamente semplificare, voltando anche pagina rispetto alla Legge Obiettivo, «che ha visto solo il 7% delle opere realizzate in 15 anni», ma la vera chiave per il rilancio dei lavori è la legalità: «la lotta alla corruzione - scandisce Delrio - è la ricetta principale per la riforma delle opere pubbliche». Una svolta che ha consentito di far ripartire gli appalti del Mose e di salvare l’Expo: «Abbiamo combattuto quel metodo, dove mangiavano tutti, da Nord a Sud». Il messaggio globale è quindi di fiducia, di prosecuzione senza intoppi dell’azione dell’esecutivo, pur non escludendo ipotesi alternative. «Non si sta al Governo a tutti i costi - spiega - anche se riterrei sbagliato interrompere l’esperienza. Se il Parlamento ci avesse costretto a soluzioni al ribasso avrei detto io a Matteo “non ci sono le condizioni” ma così non è stato. Il Pd - aggiunge - ha grosse responsabilità nei confronti del Paese, lo sta portando fuori dalla crisi. È giusto discutere ma l’unità del partito è necessaria, il Paese ne ha bisogno».