mercoledì 26 agosto 2015

il manifesto 26.8.15
Meeting di Rimini, applausi al debutto di Bertinotti: «Per me, altrove, è difficile…»
Comunione e liberazione. Oggi cala il sipario con il ministro Padoan. Lezione sulla «buona scuola» di Luigi Berlinguer, mentre nella sussidiarietà nazionale si affaccia anche Fantinati, deputato veronese del M5S
di E. M.


Nel giorno del premiershow, il Meeting ciellino offre alla Fiera della sussidiarietà nazionale ben altre «suggestioni» rispetto a Renzi.
Di prima mattina Luigi Berlinguer (che nel 1997 era arrivato a Rimini da ministro del governo Prodi) ha anticipato la linea in materia di istruzione. E c’è chi lo identifica ancora come l’ispiratore della futuribile «riforma» degli Atenei, sull’onda del suo 3 + 2.
Scuole private, cioè cattoliche? «La distinzione con quelle pubbliche è puramente artificiosa. In Europa non funziona così. Nessuno degli altri stati membri pone questo tema come occasione di guerra civile» risponde Berlinguer. A sentirlo sembra proprio il miglior «consulente» del Miur, anche in chiave accademica di serie A. Meglio della neodem Stefania Giannini, per altro devota a Cl, e più di Maria Chiara Carrozza nella stagione del governo Letta. Al Meeting è trattato sempre come ospite d’onore, anche se ha smesso di frequentare l’aula dell’Europarlamento. E soprattutto gli si riconosce il merito epocale di aver aperto per primo i cordoni della borsa statale alle scuole cattoliche, con tanto di legge su misura.
La buona scuola in Italia, secondo Berlinguer, è sempre… paritaria: «Quello che manca è la cultura scientifica, non gli scienziati. Siamo affetti da una carenza di spirito scientifico. Però il difetto è un altro. Il mondo umanistico è drammaticamente chiuso in se stesso: ha rinunciato a incontrare la modernità e ha preferito la filologia alla letteratura, riducendo la cultura classica alla consecutio temporum». Una lezione ai professori con il trolley e insieme agli studenti formato stages & Jobs Act.
Durante il giorno, fra stand sponsorizzati e popolo di don Carron in libertà, si percepisce il definitivo tramonto dei berluscones (Formigoni come metafora del potere) e insieme degli astri ecclesiali (il mancato papa Scola, ma anche monsignor Inzoli…). La fraternità ciellina si è prontamente riposizionata in sintonia con il papa, ma la Compagnia delle Opere e la holding finanziaria perseverano nel «compromesso storico» con Legacoop come negli investimenti esteri (con tanto di banca africana).
E in serata arriva Fausto Bertinotti, che declina la «morte della sinistra» proprio con la «rinascita» cattolica. L’ex segretario di Rifondazione e ex presidente della Camera si era imbattuto nella galassia ciellina durante un viaggio sudamericano. Da lì, come sempre, i big ciellini hanno accarezzato l’opportunità di dimostrarsi aperti. Ed è scattatto l’invito ufficiale: ieri Bertinotti ha fatto il suo ingresso al Meeting circondato dai cronisti. «È il concetto, l’idea di comunità» risponde a chi chiede il punto di contatto fra un comunista e Cl. «Poi ci sono differenze che vengono rispettate e questa è la cosa più importante: quando si rispettano le differenze si è ad un passo dal dialogo».
Quindi si cimenta con ciò che sta «al fondo della mancanza», invocando per la politica una catastrofe simile alle dimissioni di Benedetto XVI e l’elezione «di un papa venuto dall’altro mondo» per la chiesa. Bertinotti si proclama sempre «rivoluzionario» e incassa compiaciuto applausi dalla platea: «Per questo sono venuto qui, altrove per me andare è difficile…», dice tra gli applausi anche se qualcuno, uscendo dalla sala, lo definisce «ruffiano ed intelligente». Ma i ciellini lo hanno apprezzato per le citazioni di don Giuss e di san Bernardo ( «Siamo nani seduti sulle spalle di giganti; peccato che i giganti ora siano morti»). Bertinotti scova speranza nel concilio, perché il capitalismo global tutto votato alla finanza diventa incompatibile con la democrazia.
La politica? Morta. E addirittura: «Non si può ricostruire senza la fede». Ed è l’enciclica che, per Bertinotti, «indaga la verità del tempo». Insomma, Francesco «è in sintonia con il senso dei tempi che la politica non è più in grado di intercettare».
Oggi cala il sipario sul Meeting di rimini, che attende il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan che viene introdotto da Bernhard Scholz, presidente CdO. Nel pomeriggio, la politica della susidiarietà nazionale si materializza grazie all’intergruppo parlamentare che si applica lungo i binari tracciati dalla Fondazione di Giorgio Vittadini, anima sempre più protagonista nell’evoluzione della «dottrina» ciellina. La foto del palco di oggi pomeriggio parla molto più dei singoli interventi al microfono: Marco Donati del Pd; Mattia Fantinati, deputato M5S veronese come il faro Flavio Tosi; Antonio Palmieri di Forza Italia; Guglielmo Vaccaro del gruppo misto; Raffaello Vignali, parlamentare ciellino Doc ora in Alleanza popolare.
Da domani, lo staff del Meeting comincia già ad applicarsi all’edizione 2016. Con gli amici delle cooperative, invece, occorre pianificare le prossime «opportunità». Sta per chiudere Expo 2015, ma a Bologna è già spianata l’appendice di Fico. E fra Giubileo straordinario, Corridoio 5, appalti dei servizi in sanità, piano delle infrastrutture e logistica l’agenda va aggiornata…