mercoledì 26 agosto 2015

Il Sole 26.8.15
Migranti, emergenza Balcani
Pressione alle frontiere. Più di 100mila profughi hanno attraversato la Serbia diretti in Ungheria
La Germania sospende la Convenzione di Dublino per i rifugiati siriani
di Roberto Da Rin


Il flusso inarrestabile dei migranti, il monito della Commissione Ue, l’intervento di Angela Merkel. Una giornata intensa quella vissuta ieri in seguito all’emergenza lungo la rotta Grecia-Macedonia-Serbia-Ungheria.
Nelle ultime 24 ore sono più di 2mila i migranti che hanno attraversato il confine tra la Serbia e l’Ungheria. Nei prossimi mesi il flusso è destinato ad aumentare secondo Melissa Fleming, portavoce dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati Unhcr. I migranti continueranno ad attraversare il confine greco-macedone, con un ritmo di 3mila persone al giorno.
«Il flusso - ha chiarito Fleming - è destinato ad aumentare per il perpetuarsi delle violenze in Siria e Iraq e per il deterioramento delle condizioni in Libano, Turchia e Giordania». Il ministro del lavoro serbo Aleksandar Vulin ha affermato che sono 100mila i migranti che hanno attraversato la Serbia diretti in Ungheria e 4mila hanno espresso l’intenzione di chiedere asilo alla Serbia.
Della crisi migratoria è tornata a parlare, con parole dure, la cancelliera tedesca Angela Merkel: «L’Europa si trova in una situazione che non è degna di se stessa, bisogna riconoscerlo». L’intervento di Merkel è avvenuto durante un incontro pubblico, trasmesso poi in streaming, con un gruppo di abitanti di Marxloh, sobborgo settentrionale della città mineraria di Duisburg, nel bacino della Ruhr, che ospita un’importante comunità di immigrati. A proposito delle richieste di asilo, Merkel è stata dura: «Dobbiamo rimandare a casa propria coloro che, in base a una forte probabilità, non hanno alcuna possibilità di conseguirlo». Non sarà facile, ha proseguito Merkel, «ma Serbia, Albania e Kosovo non sono Paesi in guerra». Chi invece può godere di diritto all’asilo sono i siriani, che vanno «ripartiti equamente in Europa». Il governo di Berlino ha ufficializzato tra l’altro la decisione di sospendere l’espulsione dei richiedenti asilo originari della Siria verso gli Stati di primo ingresso sul territorio Ue, in deroga dunque alla Convenzione di Dublino. E infine un’apertura sulle linee di politica migratoria della Germania: «Un Paese come la Germania, più forte economicamente rispetto ad altri, deve accoglierne un numero maggiore», ha concesso il cancelliere, «ma tre o quattro Paesi su ventotto non possono farsi carico da soli di un simile compito. Questa non è l’Unione che desideriamo».
Alle tensioni sulla rotta dei Balcani si aggiunge un ulteriore fattore di criticità: la Bulgaria ha disposto l’invio di alcuni blindati ai valichi di frontiera con la Macedonia, per l’aumento dei flussi migratori. «Si tratta di una misura preventiva diretta a rafforzare il presidio lungo il confine macedone e affiancare le pattuglie di guardie di frontiera», ha detto un portavoce del ministero della Difesa.
I dati sono inquietanti: 400mila richieste d’asilo alla Ue in soli sei mesi. Tuttavia, in queste settimane la pressione è soprattutto sulla frontiera serbo-ungherese: i migranti approfittano del fatto che la barriera in costruzione lungo tutti i 175 chilometri della frontiera con la Serbia, voluta dal premier ungherese Viktor Orban, non è stata ancora completata: la frontiera resta aperta per ora nella zona di Roszke ma, secondo il governo di Budapest, il muro sarà concluso entro il 31 agosto. Dall’inizio dell’anno, l’Ungheria ha registrato 100mila richiedenti asilo, più del doppio del totale del 2014. Nel mese di agosto le richieste sono state di 1500 al giorno.
La Commissione Ue si è detta “incoraggiata” dall’appello della cancelliera Merkel e del presidente francese François Hollande che lunedì hanno convenuto sulla necessità di «predisporre un sistema unificato per il diritto all’asilo» per far fronte alla «più grave emergenza rifugiati» che abbia mai colpito l’Unione europea dalla seconda guerra mondiale. Infine la Ue ha auspicato che le idee di Merkel e Hollande vengano accolte dalle altre capitali europee dato che «non tutti i 28 erano d’accordo sul meccanismo della redistribuzione» dei rifugiati. Un meccanismo che - riconosce peraltro la Commissione - prevede di redistribuire 40mila profughi, «una cifra proporzionalmente molto piccola rispetto al numero di persone che arriva».