venerdì 21 agosto 2015

Corriere La Lettura 9.8.15
Si può dare un ordine allo Stato, ma non al desiderio
di Mauro Bonazzi


Il pitagorico Ippaso di Metaponto fu ucciso dai compagni perché aveva svelato l’esistenza dei numeri irrazionali. È una leggenda, ma spiega bene che per i greci la matematica era importante. Nei suoi viaggi a Siracusa, Platone venne a contatto con le idee dei pitagorici e le sviluppò in un progetto metafisico. Addirittura, nelle sue opere più tarde (il Teeteto , il Timeo e il Politico ), coltivò l’ambizione che una corretta comprensione della matematica fosse la chiave per decifrare i segreti dell’universo e guidare gli uomini nelle decisioni politiche. «Il libro dell’universo è scritto in lingua matematica»: secoli dopo Galilei avrebbe mostrato la bontà dell’intuizione platonica, dando origine alla scienza moderna. «Platone totalitario»: Karl Popper avrebbe invece scritto parole di fuoco contro la pretesa di controllare dogmaticamente la politica. Ma Popper scriveva durante la Seconda guerra mondiale e non andava per il sottile. In realtà, Platone non pretendeva che la matematica potesse risolvere tutti i problemi: più semplicemente, sosteneva che essa fosse uno strumento fondamentale per affrontarli. La matematica insegna l’ordine, e pensare, in fondo, non è altro che mettere in ordine la complessità. Perciò i filosofi della Repubblica , prima di governare, avrebbero dovuto studiare aritmetica, geometria, astronomia e musica. Il buon governante è chi sa calcolare ciò che è meglio per gli Stati e le anime. Ma persino i governanti ideali avrebbero poi commesso un errore di calcolo: non riuscendo a stabilire il numero perfetto che regola le unioni tra uomini e donne, non riuscendo insomma a mettere ordine nel desiderio, avrebbero condannato la città al declino. Fondamentali per giudicare, i numeri sono sempre scivolosi e vanno maneggiati con cura.