venerdì 21 agosto 2015

Corriere La Lettura 9.8.15
Affamati di solitudine
di Donatella Di Cesare


La solitudine è sempre più una condizione sconosciuta, se non una terra incognita. La parola ha assunto una coloritura negativa, divenendo sinonimo di disperazione, abbandono, squallore. Soprattutto si confonde la solitudine con l’isolamento. Ma essere soli non significa essere isolati. Da quando la solitudine è divenuta tecnicamente impossibile, o quasi, si finisce per cercarla saltuariamente in località recondite, nascoste e inaccessibili. Come se la solitudine fosse il genio del luogo. Per il resto si subisce, non di rado senza saperlo, un isolamento brutale, che si risolve nella dispersione di sé, talvolta persino nel proprio annullamento. Si è isolati nel mezzo di una moltitudine, reale o virtuale, segnata e lesa dall’isolamento. Eppure tutti hanno l’esigenza di essere soli — ciascuno a suo modo. Non trovare più la via della propria solitudine, non riuscire a rimanere con se stessi, vuol dire non poter più comunicare con gli altri. Saper essere soli e saper dialogare vanno di pari passo.