venerdì 21 agosto 2015

Corriere La Lettura 9.8.15
Le scappatelle europee dell’uomo di Neanderthal


Gli uomini di Neanderthal, i nostri parenti estinti più prossimi, sono scomparsi dalla Terra 40 mila anni fa: un tempo piccolo sulla misura dei milioni di anni che ci separano da un australopiteco come la celebre Lucy. Le ricerche dell’ultimo decennio basate sul cosiddetto Dna antico hanno mostrato però che i Neanderthal non sono del tutto scomparsi, visto che ciascuno di noi (a parte le popolazioni dell’Africa sub-sahariana), porta una piccola percentuale di Dna di Neanderthal, per una quota variabile fra l’1 e il 3 per cento. Si pensa che questa quota di Dna «esogeno» sia il risultato di incroci fra i nostri diretti antenati e i Neanderthal attestati in Vicino Oriente, in un’area che possiamo circoscrivere fra l’attuale Israele e l’Iran. Non si sarebbe cioè trattato di una vera ibridazione fra le due specie, ma di un limitato numero di incroci avvenuti nell’area del primo contatto fra le popolazioni di Homo sapiens, in espansione dall’Africa, e quelle di Homo neanderthalensis diffuse in parte dell’Eurasia. Per questo le chiamo, scherzosamente, scappatelle (levantine). Ultimamente, però, i ricercatori hanno analizzato il Dna estratto da una mandibola anatomicamente moderna rinvenuta in Romania e datata circa 40 mila anni fa. Hanno scoperto che essa contiene dal 6 al 9 per cento di genoma di Neanderthal, più di ogni altro essere umano moderno. I ricercatori hanno concluso che un uomo di Neanderthal è stato tra gli antenati del possessore di quella mandibola solo 4-6 generazioni prima. Questo dimostrerebbe che alcune scappatelle ci furono anche in Europa, ma che successive ondate di diffusione ne avrebbero spazzato via le tracce.