venerdì 21 agosto 2015

Corriere La Lettura 26.7.15
Il talento artistico di Homo erectus nei segni sulla conchiglia di Giava


Abbiamo sempre ritenuto che Homo sapiens fosse la prima e unica specie capace di produrre incisioni e pitture rupestri, oggetti scolpiti, ornamenti corporei, sepolture rituali. Una scoperta pubblicata su «Nature» sembra smentire questo radicato convincimento. Nel sito di Trinil, sull’isola di Giava, alcuni Homo erectus , cioè i discendenti asiatici della prima uscita dall’Africa avvenuta due milioni di anni fa, erano in grado di manipolare le conchiglie d’acqua dolce in modi sorprendenti. Non soltanto le sapevano aprire con destrezza senza frantumarle per cibarsi del mollusco (usando un dente di squalo come punteruolo), ma riutilizzavano la conchiglia affilandola ai lati per renderla tagliente. Ritoccare un oggetto ricavato per trasformarlo in un altro strumento è già indizio di una notevole evoluzione culturale, ma c’è di più: su una conchiglia sono state trovate incisioni geometriche regolari a zigzag e a linee parallele. È un preciso atto intenzionale di rappresentazione geometrica da parte di un individuo. Il più antico oggetto inciso con motivi astratti finora conosciuto era una placchetta di ocra trovata a Blombos, in Sudafrica, opera di Homo sapiens , risalente a 75 mila anni fa. Qui invece siamo in Indonesia e la conchiglia è antichissima: va da 540 a 480 mila anni fa. Forse l’atto simbolico di incidere segni nacque molto prima di quanto pensassimo e non è un’esclusiva della nostra specie. La scoperta non è stata fatta a Giava, bensì al Museo di storia naturale di Leida, ristudiando la collezione storica di Eugène Dubois, lo scopritore del «Pitecantropo» di Giava a fine Ottocento. Una dimostrazione di quanto siano preziose le collezioni museali, di cui anche il nostro smemorato Paese è ricchissimo.