Corriere 31.8.15
La partita italiana nel Mediterraneo: perché la scoperta può portare stabilità
Un aiuto per il Paese e il duro Al Sisi. Ma ora Roma ha una carta in più
di Maurizio Caprara
La scoperta del giacimento egiziano di gas individuato attraverso il pozzo Zohr, presentata dall’Eni come «la più grande» effettuata nel Mediterraneo, ci ricorda che questo mare non è soltanto barconi e naufragi di profughi e povera gente, focolai di incendi potenziali o in corso e altri fenomeni dolorosi. Si tratta di una verità semplice che però spesso dimentichiamo, magari pur avendo fatto il bagno in acque mediterranee fino a poco prima. Il corso della storia è dovuto a numerosi fattori, neppure tutti prevedibili. Ma uno dei tanti, e non irrilevante, è l’azione dell’uomo. Allora non è male rammentare che quanto ieri ha rivendicato l’Eni si colloca sulla scia dell’ingegno, della capacità di osare e della volontà di superare storici limiti nazionali dimostrati nel nostro dopoguerra da Enrico Mattei, capace di rendere se stesso, l’azienda italiana nelle sue mani e l’Italia un «petroliere senza petrolio».
Fu prima in Egitto e poi in Iran che il presidente dell’Ente nazionale idrocarburi Mattei delineò, negli anni Cinquanta, la sua formula contrattuale imperniata sul far ricevere ai Paesi in via di sviluppo dotati di giacimenti di greggio ben più del 50% dei proventi assegnato a quegli Stati dalle compagnie petrolifere di potenze uscite vittoriose dalla Seconda guerra mondiale: le statunitensi, le britanniche, le francesi.
Fu una chiave, oggi si direbbe una password, per far avere all’Italia più benessere e, sulla scena mondiale, un ruolo meno marginale dell’angolo riservatole dalla sconfitta nella guerra terminata nel 1945, conflitto che Mattei, comandante partigiano, aveva combattuto dalla parte opposta rispetto a quella nella quale Mussolini aveva infilato il Paese.
Anche oggi il Mediterraneo è alle prese con cambiamenti storici. La notizia della scoperta italiana può essere considerata una metafora che ci riguarda: poveri di greggio e metalli, ma ricchi di storia e spesso di ingegno, siamo un Paese che dal punto di vista economico non essendo dotatissimo di risorse, di hardware, deve affinare sempre più la sua produzione di software, di tecniche, capacità di saper fare. La sfida che ci si presenta davanti — rischiosa, dal risultato non scontato — è adesso di far seguire dal punto di vista politico altre scoperte di Zohr: innanzitutto contribuire a mettere pace e stabilità laddove manca da quando alle «primavere arabe» del 2011 sono seguiti esiti sanguinosi e destabilizzanti.
Con la sua popolazione di oltre 90 milioni di abitanti e i suoi territori estesi, l’Egitto è oggi un colosso che non conviene traballi o cada in mani anti-occidentali. Si trova tra la Libia (con la quale ha 1.115 chilometri di frontiera) percorsa da una guerra per bande e Israele (208 chilometri) che vede la propria sicurezza potenzialmente insidiata da un autoproclamato Califfato in grado di controllare parti di Siria e Iraq.
Se dal gas scoperto dall’Eni l’Egitto riceverà presto una quota dell’energia della quale ha bisogno per far fronte a un incremento demografico che accresce la domanda di elettricità e acqua, questo potrà essere un contributo alla sua stabilità.
Attualmente ciò significa un aiuto al presidente Abdul Fattah al Sisi, uomo di formazione militare, tutt’altro che tenero, ferreo e non certo liberale nella sua cruda repressione dei Fratelli musulmani. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi il 2 agosto 2014 fu il primo capo di governo dell’Unione europea a incontrarlo dopo l’insediamento .
Al Sisi ha ricambiato nel novembre scorso scegliendo Roma come sua prima tappa di viaggio in Europa. Dopo la scoperta del giacimento, il raìs ha ricevuto l’amministratore delegato dell’Eni Claudio Descalzi. Alcuni sensori dell’Italia insomma hanno imboccato una strada. Il grosso della classe dirigente del Paese deve decidere se nel Mediterraneo ha da dire qualcosa al di là di tante autocommiserazioni sull’immigrazione e dei desideri di un fantastico mondo purtroppo irreale.