sabato 29 agosto 2015

Corriere 29.8.15
In bilico la scommessa di Tsipras Dovrà governare con i conservatori?
Elezioni in Grecia: Syriza in calo nei sondaggi (25%), la maggioranza assoluta lontana
di Luigi Offeddu


«La Grecia non può tornare indietro — ha detto ieri l’ex premier greco Alexis Tsipras — e non tornerà indietro». Ma il suo partito Syriza sì, l’ha fatto e lo sta facendo: l’ultimo sondaggio, commissionato da un giornale in vista delle elezioni anticipate del 20 settembre, gli assegna infatti il 23% dei voti, tre punti percentuali in meno rispetto a luglio, e oltre 13 punti in meno rispetto a gennaio. Mentre un’altra rilevazione, questa volta lanciata da una Tv, gli pronostica il 25,2% ma assegna anche il 23,2% a Nuova Democrazia, il partito conservatore che Tsipras sconfisse a suo tempo accusandolo di voler svendere il Paese: una distanza non certo insuperabile. E per Syriza, una scivolata continua e sempre più marcata.
La scommessa di Tsipras, le dimissioni tese a provocare un voto anticipato e un rafforzamento della sua posizione sia interna sia nei confronti della Ue, sembra a rischio: a domanda precisa, il 64% dei cittadini gli manda a dire «hai sbagliato». Syriza, formazione di estrema sinistra, ha ancora il primo posto, così come il suo leader conserva il primato nei sostegni personali (si fida di lui il 41% degli intervistati) ma anche secondo il primo sondaggio si assottiglia visibilmente il suo distacco dagli altri partiti: dice infatti che Nuova Democrazia sarebbe ora al 19,5%; e Alba Dorata, movimento di estrema destra, al 6,5%; seguono il Partito comunista, (5%), i socialisti del Pasok (4,5%) i centristi di To Potami (4%), e così via. Ma soprattutto, il partito più forte della Grecia si rivela oggi quello degli indecisi, arrivati al 25,5% del totale: non certo un segno incoraggiante di stabilità.
Per Bruxelles, c’è comunque un buon messaggio: il 68% dei greci ritiene che il loro Paese debba restare nell’eurozona ad ogni costo, e anche a prezzo di un’austerità più dura (mentre oltre la metà boccia l’accordo appena raggiunto con Ue, Bce e Fondo monetario internazionale: contraddizioni tipica di certe emergenze politiche).
Alla fine, il 20 settembre, Tsipras molto probabilmente vincerà le elezioni. Ma, altrettanto probabilmente, non potrà governare da solo. Perché trovare una maggioranza solida e fidata non gli sarà facile: egli stesso ha sempre rifiutato l’ipotesi di un’alleanza con l’opposizione filo-Ue, cioè Nuova Democrazia, To Potami e Pasok; ma il suo alleato di governo fino all’altro ieri, il partito conservatore Greci Indipendenti, sempre secondo le rilevazioni sfiora appena il 2%, ben al di sotto della soglia minima richiesta per entrare in Parlamento. Mentre Unione Popolare, il partito della sinistra radicale nato dalla scissione interna di Syriza, conquista un 3,5% che nel post-elezioni potrebbe trasformarlo in un pragmatico alleato, ma anche in un insidioso avversario. Per molti osservatori, è anche possibile che si vada a un secondo turno di elezioni, vista l’incertezza estrema dell’opinione pubblica. Intanto, ieri ha giurato il governo ad interim formato da politici e tecnocrati e guidato per la prima volta nella storia greca da una donna, Vassiliki Thanou, giudice della Corte di Cassazione.
Con la consueta baldanza, Tsipras si dice certo che «il popolo greco ci darà un mandato forte per il presente e il futuro». Ma anche lui sa benissimo che quello stesso mandato potrebbe non bastare a garantirgli la serenità politica in città come Bruxelles, Berlino o Washington, le sedi dei suoi creditori internazionali: là, c’è gente che a torto o a ragione non deve aver conservato un buon ricordo dell’abilità tattica sfoderata dal giovane leader nei mesi scorsi, durante il grande bazar Ue-Atene.