giovedì 27 agosto 2015

Corriere 27.8.15
Gli scafisti al largo della Sicilia con 51 cadaveri nella stiva
di Agostino Gramigna


Sono morti asfissiati, intrappolati nella stiva, senza via di scampo. L’ultima tragedia di migranti, nell’immenso cimitero che sta diventando il Mediterraneo, s’è consumata a quarantacinque miglia dalle coste della Libia. Cinquantuno i morti accertati. A riferirlo è stata la Centrale Operativa della Guardia Costiera di Roma, che solo nella giornata di ieri ha coordinato una decina di operazioni in mare che hanno «salvato» più di tremila persone.
In una di queste, sono stati i marinai della nave svedese Poseidon, della missione «Triton», a scoprire la tragedia. Dopo aver soccorso 130 migranti, la nave ha ricevuto la segnalazione dalla Centrale di Roma di puntare prua verso un barcone in difficoltà, con circa 500 migranti. Saliti a bordo, i marinai sono stati indirizzati verso la stiva. Lì hanno trovato ammassati i cinquanta corpi senza vita. Sarebbero morti per aver respirato i fumi di scarico dei motori.
Nelle pance della carrette del mare solitamente ci vanno quelli che hanno acquistato dagli scafisti il biglietto più economico. La morte giunge per assenza d’aria, per mancanza di acqua o perché si respirano veleni. La nave Poseidon, carica di vivi e di morti, dovrebbe arrivare oggi a Palermo, nel primo pomeriggio.
Un episodio che ricorda quello del peschereccio di Catania del 17 agosto scorso, quando 49 cadaveri sono stati ritrovati in uno spazio di poco più di venti metri quadrati, alto un metro e venti: le vittime sono morte per l’assenza di aria. Ieri a Catania s’è svolto l’incidente probatorio per gli scafisti accusati della strage. Davanti al gip, i testimoni hanno riconosciuto il comandante del barcone (un libico) e hanno delineato il ruolo avuto da altre sette persone che avevano il compito di mantenere l’ordine a bordo della nave e impedire ai profughi di salire dalla stiva sul ponte. Con calci, pugni e colpi di cinghia.
La conta dei morti di ieri non si ferma alle cinquanta vittime caricate sulla Poseidon. I corpi di tre donne sono stati recuperati su un gommone carico di migranti, soccorsi a largo della Libia da una motovedetta della Guardia costiera italiana. Nel porto di Catania, alle prime luci dell’alba, è sbarcata la nave croata Andrija Mohorovicic con 218 profughi, quasi tutti siriani, somali, egiziani ed eritrei. A bordo c’era anche il corpo senza vita di un ventenne sudanese — che soffriva di diabete — deceduto durante la traversata.
L’emergenza sbarchi non si ferma. Ogni mese fa registrare un record di arrivi. Tra gennaio e luglio (dati Frontex) i migranti entrati in Europa sono 340 mila. In tutto il 2014 erano stati 280 mila. Secondo l’Unhcr (l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati) da inizio d’anno 292 mila persone hanno attraversato il Mediterraneo e di questi 108 mila sono approdati in Italia. Mentre l’Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni) fa sapere che quella tra Italia e Libia «è la rotta più letale al mondo».