venerdì 21 agosto 2015

Corriere 13.8.15
Vediamo i sogni come film In fase onirica funziona la stessa area cerebrale attiva quando guardiamo immagini da svegli. I contenuti 860 volte su 1.200 sono di minaccia
di Anna Meldolesi


Si stima che passiamo a sognare almeno due ore per notte, nel corso di una vita fanno sei anni filati trascorsi nel mondo di Dreamland. Il corpo è bloccato, per impedirci di compiere le attività che sogniamo. Sarebbe rischioso mettersi davvero a correre per sfuggire a dei nemici onirici, tanto per fare un esempio. Solo gli occhi si muovono, ed è per questo che si parla di fase Rem del sonno (Rapid eye movement). Ma non si tratta di occhiate lanciate per esplorare i luoghi sognati. Piuttosto di reset che accompagnano il passaggio da una scena onirica all’altra, come accade con i proiettori ad ogni cambio di diapositiva. Magari sogniamo di passeggiare per strada, poi c’è un clic e siamo altrove, in un bosco. Oppure irrompono in scena dei compagni di avventura inaspettati.
L’ipotesi si basa sullo studio appena pubblicato su Nature Communications da un gruppo internazionale che ha studiato 19 soggetti con degli elettrodi nel cervello. Il procedimento è invasivo, ma giustificato dal fatto che si trattava di pazienti epilettici interessati a monitorare la propria malattia e disposti a mostrare ai ricercatori anche l’attivazione onirica dei propri neuroni. Giulio Tononi e Chiara Cirelli dell’Università del Wisconsin e i loro colleghi hanno osservato, in particolare, un fenomeno che si verifica nel lobo temporale mediale. I movimenti oculari della fase Rem sono seguiti, nel giro di una frazione di secondo, dall’accensione di quest’area del cervello che non è direttamente implicata nella visione. Il risultato sarebbe una specie di refresh delle rappresentazioni oniriche, sperimentato anche da chi è cieco dalla nascita e dai bambini nel ventre materno. La stesso schema di attivazione neuronale si verifica quando, svegli, guardiamo un’immagine o la richiamiamo alla mente, segnalando al cervello il suo contenuto concettuale. Questo conferma che la fase Rem assomiglia alla veglia: il mondo onirico sarà anche diverso da quello reale ma ci sembra vero, perché è vero per il nostro cervello addormentato.
«Il maiale sogna le ghiande e l’oca il mais», recita un proverbio citato da Freud. Ma le statistiche indicano che in genere i sogni non son desideri. Dei circa 1.200 sogni Rem che ciascuno di noi fa in un anno, ben 860 conterrebbero elementi di minaccia, secondo l’ American Journal of Psychology . In confronto sogniamo di volare una volta ogni 200 sogni, mentre le trame erotiche non sarebbero più di una su dieci. Anche rinunciando alla precisione numerica, sembra chiaro che il nostro io onirico è uno sceneggiatore con il gusto per le storie drammatiche. Sognare, secondo alcuni scienziati, è come allenarsi a un simulatore di realtà virtuale. Un esercizio per affrontare problemi che potrebbero verificarsi, in modo meno stravagante, anche nella vita. Un’altra scuola di pensiero sostiene che il contenuto dei sogni sia in larga parte frutto di un riarrangiamento disordinato di ricordi e attività neurale casuale, ma la verità è che la scienza non è ancora riuscita a risolvere il mistero del perché passiamo tanto tempo a raccontarci storie notturne. Per millenni abbiamo creduto che i sogni fossero dispacci in arrivo dal mondo degli spiriti. Poi la psicanalisi ci ha convinto che si tratta di messaggi in codice inviati dall’inconscio. Il successo dei libri (e ora anche dei software) per decifrarne il significato dimostra quanto ci piaccia crederlo. Ma ancora una volta Freud trova poche conferme in seno alle neuroscienze moderne. Se i sogni fossero infarciti di simbolismi che rivelano paure e desideri profondi, sarebbe ragionevole aspettarsi che i paraplegici sognino di camminare più spesso di chi non ha problemi di deambulazione. E invece no, è vero il contrario. Analizzare i propri sogni raccontandoli ad altri può realmente aiutarci a capire meglio i nostri problemi, sostiene un’altra ricerca. Ma la miglior comprensione di sé è dovuta ai sogni o al fatto che li abbiamo utilizzati come stimolo per l’introspezione? E se sogniamo che il nostro partner ci tradisce e il giorno dopo litighiamo, è perché sognando abbiamo scoperto di avere problemi di coppia o perché il tradimento onirico ci ha lasciato nervosi ?