mercoledì 8 luglio 2015

Repubblica 8.7.15
Sul palcoscenico d’Europa in scena lo scontro finale fra falchi e colombe
Otto uomini e due donne sono i protagonisti del capitolo conclusivo della lunga telenovela greca
di Andrea Bonanni


BRUXELLES NELLA commedia dell’arte, le maschere sono più o meno sempre le stesse. Ma recitano a soggetto, sulla base di un semplice canovaccio. E dunque, se qualche maschera è sempre uguale a se stessa, altre assumono ruoli mutevoli: a volte buone, a volte cattive, a volte intransigenti, a volte concilianti. I protagonisti europei di questa interminabile telenovela greca non fanno eccezione. Ci sono quelli arruolati in servizio permanente sul fronte dei falchi o su quello delle colombe. E altri che recitano a braccio, adeguandosi di volta in volta alla situazione e alle esigenze del canovaccio. I canoni della commedia dell’arte prevedono dieci personaggi: otto uomini e due donne. Eccoli.
FRANÇOIS HOLLANDE
Nella vicenda greca il presidente socialista francese, è stato il capofila coerente e incrollabile delle colombe. L’unico che in tutti questi mesi sia riuscito a non esternare mai, ma proprio mai, il minimo segno di irritazione nei confronti di Tsipras. Degno erede di Giscard, che volle a tutti i costi la Grecia nell’Ue, e di Chirac, che spianò la strada all’ingresso di Atene nell’eurozona. Da bravo francese, attribuisce all’euro un forte valore di simbolo dell’impegno verso la costruzione europea. Per questo la moneta unica è tale solo se resta indivisibile, e non può permettersi di perdere pezzi per strada. Inoltre, da vero socialista vecchio stampo, si rifiuta di accettare che considerazioni puramente contabili contraddicano le sue più profonde convinzioni politiche.
WOLFGANG SCHAEUBLE
È l’alter ego di Hollande: il referente ideologico dei falchi. Il ministro tedesco delle Finanze, storico esponente della Cdu, è un convinto sostenitore di un monetarismo darwiniano, che vede l’euro come uno strumento per spingere l’evoluzione della politica europea verso traguardi sempre più alti di efficienza e competitività. Come (quasi) tutti i tedeschi, ha una concezione “etica” della moneta unica: frutto di valori condivisi e scolpiti nelle Tavole dei trattati. È da anni che Schaeuble si augura un’uscita della Grecia dall’euro. Politico navigato e abilissimo, sa mostrarsi conciliante quando deve. Ma resta convinto che, alla fine, sarà lui a vincere la partita sulla Grexit.
JEAN-CLAUDE JUNCKER
Il padre deluso. Discepolo e pupillo di Helmut Kohl, il presidente della Commissione ha vinto le elezioni europee presentando una faccia del Ppe più sensibile al disagio sociale e alle ingiustizie dell’austerità. Ha accolto Tsipras come un figlio: carezze, buffetti, pacche sulle spalle. Ha cercato in tutti questi mesi di trovare punti di compromesso sempre più favorevoli alle richieste greche. Per tutta risposta, Tsipras ha rotto le trattative e indetto un referendum contro le sue proposte (che adesso però sembra pronto ad accettare). Juncker si è sentito tradito. Ha usato parole dure nei confronti di Atene. Ma continua a prodigarsi per trovare un accordo.
MATTEO RENZI
Tra tutte le maschere di questa commedia, è quella più in difficoltà. Non solo perchè guida il Paese che ha il debito pubblico più alto dopo la Grecia, e dunque resta vulnerabile nonostante le sue rassicurazioni del contrario. Anche in campo politico è combattuto. Condivide molte idee di Tsipras sulla necessità di una palingenesi europea, ma certo non approva né i suoi metodi né i suoi obiettivi. Condivide metodi e obiettivi della Merkel, ma rifugge dalle rigidità tedesche. Falco quando dichiara che il referendum «è una scelta tra l’euro e la dracma». Colomba quando, come ieri, assicura che «un accordo è a portata di mano». Tsipras gli ha chiesto più volte di mediare. Lui lo ha fatto, ma dietro le quinte. Lascia la leadership delle colombe a Hollande. Impossibile dargli torto.
ANGELA MERKEL
La maschera bifronte. Colomba per indole: cerca sempre l’accordo e il compromesso. Falco per cultura: condivide intimamente la visione etica e darwiniana di Schaeuble. Colomba per dovere: come leader europeo ha la responsabilità di evitare rotture traumatiche tra gli Stati membri. Falco per interesse: i suoi elettori e la sua opinione pubblica sono contrari ad un ennesimo salvataggio greco. Anche lei recita a soggetto. Ma, facendolo, scrive la Storia.
CHRISTINE LAGARDE
Il giudice severo. «Ci vorrebbero degli adulti al tavolo», dice la direttrice del Fondo monetario per criticare gli infantilismi di Varoufakis. Sferzante nell’indicare le inadempienze e le inadeguatezze delle proposte greche. Conciliante quando rompe i tabù europei per chiedere una ristrutturazione del debito di Atene. Sembra ubbidire ad una ferrea logica economica, ma corteggia anche gli extraeuropei che devono rieleggerla alla guida del Fmi. Intanto, per ora, è l’unica che non ha rivisto i soldi prestati a Tsipras.
PIERRE MOSCOVICI
La colomba ad oltranza. Socialista e francese come Hollande, nominato commissario agli Affari economici per volere del presidente francese. A Bruxelles è l’alfiere delle posizioni più concilianti. Fedele alla linea, di Parigi si intende.
JEROEN DIJSSELBLOEM
Falco ondivago. Il presidente dell’Eurogruppo è socialista, ma olandese: non è un ossimoro, ma ci assomiglia. Di sinistra, ma super rigorista. Detestava Varoufakis. Diffida dei greci. In cuor suo, li vorrebbe fuori dall’euro, come Schaeuble. Ma deve seguire gli orientamenti prevalenti tra i ministri che presiede. Anche perchè, pure lui, è in cerca di una riconferma sulla poltrone che occupa.
MARIANO RAJOY
Il falco convertito. Di suo, il premier spagnolo sarebbe stato pure una colomba, sensibile ai sacrifici imposti dall’austerità tedesca. Ma dopo che quei sacrifici ha dovuto imporli ai suoi elettori per salvare la Spagna, è diventato un indefettibile difensore del rigore. Capofila dei convertiti a forza, che comprendono portoghesi, spagnoli, lettoni e sloveni.
MARIO DRAGHI
Il deus ex machina. In questa vicenda, il presidente della Bce non sta né coi falchi né con le colombe. Sta al di sopra. Non solo per il suo ruolo istituzionale ma perchè, da tempo, vola molto più in alto di tutti i leader europei. Sarà lui, alla fine, a salvare Atene o a spingerla fuori dall’euro. Ma la decisione, almeno questa volta, toccherà ai politici.