martedì 7 luglio 2015

Repubblica 7.7.15
Se il premier trova una strada tra Tsipras e la Merkel
Le conseguenze del “no” greco interessano da vicino l’Italia e la collocano al centro del vortice
di Stefano Folli


È SEMPRE più evidente che le conseguenze del “no” greco interessano da vicino l’Italia e la collocano al centro del vortice. Non solo per le ragioni messe in luce ieri dalle borse (-4 per cento l’indice italiano contro il -1,2 del Dax tedesco) o per la legge inesorabile dello spread (162 punti, quasi il 9 per cento perso in un giorno rispetto al “Bund” decennale). Questi dati finanziari, tali da segnalare una relativa fragilità del Paese, erano prevedibili e comunque il governo di Roma fida giustamente nella rete protettiva della Bce. La questione è che la crisi apre una serie di incognite che toccano la politica economica, l’assetto istituzionale dell’Unione di domani, la credibilità delle riforme. E poi si allargano ad aspetti geostrategici che rischiano di accrescere la rilevanza dell’area mediterranea. L’ipotesi - segnalata anche da Romano Prodi - di una Grecia che viene “stabilizzata” dalla Russia o dalla Cina, o da entrambe queste potenze extra- europee, introduce una variabile che nessuno può sottovalutare. L’Italia meno di altri perché l’epicentro della crisi è proprio nel Mediterraneo. Una Grecia sconvolta dal collasso finanziario, e affiancata nel ruolo di salvatori da Mosca o da Pechino, introduce in uno scenario inedito che coinvolge l’intera Europa, certo, ma anche gli Stati Uniti, dato che Atene è tuttora membro della Nato.
Le coste italiane distano poche decine di miglia da quelle greche ed è chiaro che un inasprirsi della crisi restituisce alla nostra penisola una centralità geopolitica che negli ultimi anni si era perduta. A quel punto anche il problema dei migranti, su cui l’Europa ha dato ben poco ascolto alle richieste di Roma, acquisterebbe altro e più stringente significato. Ne deriva che il ruolo italiano, tuttora poco definito, merita di essere messo a fuoco con attenzione. La “terza via” di Roma come espediente mediatico ha poco senso. Ma una riflessione ad ampio raggio in grado di abbracciare tutti i risvolti di un problema che non è più solo economico-finanziario, bensì politico-strategico, sarebbe un passo importante sia per il governo sia per le forze parlamentari che volessero prestare attenzione. Dalla Grecia al Mediterraneo. Dall’Europa dei parametri a un’Europa consapevole che gli equilibri internazionali si decidono oggi a Sud non meno che nell’Est ucraino.
Tsipras si è coperto le spalle in Grecia e ha chiesto ai partiti d’opposizione, dai socialisti ai conservatori, di sostenerlo nel nuovo negoziato con l’Europa. Forse al presidente del Consiglio Renzi tornerebbe utile avviare quanto prima un dibattito parlamentare sugli scenari aperti dalla crisi greca. Un dibattito da cui potrebbe scaturire un documento in grado di raccogliere, almeno in parte, il sostegno di un arco di forze più largo dei partiti che votano la fiducia al governo. Sarebbe un modo per dimostrare senso di responsabilità - raccogliendo l’invito del presidente della Repubblica- e avrebbe l’effetto di isolare le posizioni del dissenso più radicale, quel fronte del “no” rientrato da Atene convinto di voler fare “come in Grecia”. E infatti i Cinque Stelle ripropongono il tema del referendum sull’euro, pur sapendo che la Costituzione vieta questo genere di consultazioni in materia di trattati internazionali.
VEDREMO cosa deciderà Renzi. Per ora il premier rilancia la sua visione di un’Europa meno egoista, più dialogante e solidale. Non è una novità, anche se oggi il proposito di Palazzo Chigi consiste nel favorire un massiccio piano di sostegni ad Atene convogliando tutti gli aiuti europei che è possibile individuare senza ricorrere a interventi straordinari. Ma è difficile che l’Italia possa inserirsi con un ruolo di protagonista nell’odissea greca. Allo stato delle cose Angela Merkel non ha bisogno di mediatori per discutere con Tsipras. Può darsi tuttavia che fra qualche settimana abbia bisogno anche dell’Italia per affrontare, si spera, il complesso tema di come ridisegnare l’Europa e le sue priorità.