Repubblica 6.7.15
Vannino Chiti (Pd). È uno dei 25 dissidenti della minoranza
“Un patto dentro il Pd sulla Costituzione o sarà un Vietnam”
intervista di Tommaso Ciriaco
ROMA . «Io mi spendo a favore di un’intesa sulla Costituzione. E per un patto di governo, in modo da arrivare a fine legislatura. La situazione in Italia e in Europa non richiede certo elezioni anticipate». Il senatore del Pd Vannino Chiti è tra i registi del documento dei venticinque dissidenti dem a Palazzo Madama. Chiede di tornare all’elettività del Senato. E rilancia: «Si ricerchi l’unità nel Pd e nella maggioranza, puntando anche a una convergenza con le altre forze di opposizione, in modo che il testo approvato dal Senato diventi poi quello definitivo. Solo così faremo bene e faremo prima. Altrimenti il percorso diventa un Vietnam».
E se Renzi non molla, mettendo in gioco anche il governo?
«Sulla riforma della Costituzione non si può mettere a repentaglio il governo, a meno che chi è a Palazzo Chigi non voglia farlo. Non sostenere il ddl Boschi, d’altra parte, non è come non votare la fiducia. In una recente lettera pubblica il premier si è impegnato a individuare nella riforma i pesi e i contrappesi adeguati. Noi l’abbiamo preso sul serio: con la Carta non si scherza».
Le ripeto la domanda: se non cede, andrete fino in fondo?
«Non mi pongo neanche in via ipotetica la possibilità che Renzi non rispetti gli impegni presi, andando avanti con un testo a furia di colpi di mano. Sull’eleggibilità e su alcune competenze di controllo siamo fermi».
E se il premier vi sostituisse con i verdiniani?
«Non credo che nessuno nel Pd possa pensare di fare le riforme costituzionali con un pezzetto di fuorusciti di FI. Significherebbe voler portare a sbattere questo partito. E vorrebbe dire che Dio acceca quelli che vuole perdere».
È favorevole a far slittare il provvedimento a settembre?
«Fra una brutta legge a luglio e una bella intesa a settembre, scelgo la seconda».
Perché chiedete di tornare all’elettività del Senato?
«Se il Senato resta in piedi, deve essere eletto dai cittadini. Bisogna favorire la partecipazione. Serve alla democrazia. Noi vogliamo un accordo sull’elettività del Senato, in concomitanza con le elezioni regionali».
Grasso consentirà di cambiare l’articolo due?
«Dal punto di vista politico, intervenire su questo articolo con un patto tra partiti mi sembra il percorso più lineare. Fossi in Grasso non avrei bisogno di contare fino a dieci per sapere cosa fare. Se poi prende una decisione diversa, riguarda solo lui».
E se invece passa il lodo Boschi-Quagliariello e si opta per una norma transitoria che rimandi a legge ordinaria?
«La Costituzione è una cosa seria, non si può procedere per rattoppi o pateracchi indegni. L’elettività va affrontata in modo limpido e chiaro. Poi il listino è una tecnicalità, non è quello il punto. Basta che l’elettività sia scritta in Costituzione. Non la si può prevedere nella norme transitorie o, peggio, in una legge ordinaria. Quanto a Quagliariello, fa affermazioni di principio nette e poi - per carattere o per esigenze di governo - è disposto a compromessi non a centottanta, ma trecentosessanta gradi».