lunedì 6 luglio 2015

Corriere 6.7.15
Senato, primi passi dei neoresponsabili «Noi per le riforme, ormai ci siamo»
Le previsioni di D’Anna e le mosse dei verdiniani in commissione Affari costituzionali
di Tommaso Labate


ROMA «Non so perché vi ostiniate a chiamarlo “verdiniano”, visto che non è che siamo tutti fedelissimi di Denis. Ma questo gruppo pronto a votare le riforme del governo Renzi al Senato, nei prossimi giorni, nascerà. Sia chiaro che rimaniamo all’opposizione, eh? Ma sarà un’opposizione, come dire, responsabile…». All’ombroso riparo dai trenta e passa gradi di Santa Maria a Vico, provincia di Caserta, il senatore Vincenzo D’Anna ammette che per l’annuncio del pacchetto di mischia che dall’opposizione metterà al sicuro la madre di tutte riforme renziane è ormai questione di poco. I numeri? «Undici, forse dodici di noi», risponde l’ex custode dell’ortodossia di Nicola Cosentino, da poco uscito da Forza Italia. Sulle motivazioni, invece, D’Anna si dimostra più preciso: «Berlusconi è al crepuscolo, Salvini si papperà tutto. Quanti forzisti hanno voglia di farsi comandare da gente improbabile tipo Maria Rosaria Rossi?».
Da Arcore, dove Berlusconi guarda con grande distacco ai movimenti del ramo del Parlamento da cui è stato estromesso dopo la condanna, si ostenta una calma quasi olimpica. Che oscilla tra una tendenza negazionista («Verdini non ha i numeri») e l’inguaribile ottimismo della casa («Soltanto uno, nel caso, lo seguirà»). Quell’uno, di cui tutti fanno il nome, è Riccardo Mazzoni. Che assieme ad altri due «Riccardi» (Villari e Conti) compone il terzetto dei forzisti su cui si addensano i sospetti dei più. «Ora non saprei che dirle», dice Mazzoni, verdiniano da sempre. Poi però dice più di una cosa: «Risentiamoci dopo martedì. Quando avremo ascoltato il discorso di Anna Finocchiaro in commissione Affari costituzionali, ci saranno degli elementi di più».
La prima commissione del Senato, infatti, è lo specchio vivente di tutte le difficoltà del governo. Il pallottoliere recita 14 a 14. Mazzoni è decisivo. «Sia chiaro, come ha fatto il Pd con Tocci, potrebbero anche sostituirmi in commissione. Di certo, il momento della verità sulle riforme», e anche sulla legislatura, «è previsto col voto dell’Aula».
L’ora della transumanza, insomma, potrebbe scattare a breve. Accompagnata da una serie di punti interrogativi che adesso tengono i senatori col fiato sospeso. È sicuro che Berlusconi ostacolerà l’uscita di alcuni dei suoi? E se sfruttasse la transumanza in altro modo, magari tentando la disperata difesa del «così fan tutti» proprio mentre è sotto processo per compravendita di senatori?
La partita si gioca nella parte centrale dell’emiciclo. Dove siede la coppia composta da Manuela Repetti e Sandro Bondi, dove si sono sistemati i fuoriusciti del M5S, dove hanno preso casa gli ex leghisti. Il senatore centrista Paolo Naccarato, che di questo limbo del Senato è da sempre un ottimo Virgilio, allarga le braccia: «Io sono il capo degli stabilizzatori, e questo lavoro lo faccio gratis. Se Renzi e la Boschi continuano a dialogare e accettano modifiche alla riforma, allora il premier entrerà nella storia come l’uomo che ha abolito il bicameralismo perfetto. In caso contrario», aggiunge, «non voglio neanche pensare a quello che accadrà in Senato. Ce l’avete presente la maionese impazzita? Ecco, una maionese impazzita».