Repubblica 16.7.15
Vendola vicesindaco ecco la trattativa Pd-Sel per il Campidoglio
Orfini:non sarò io il numero due di Marino
E Alfano rinvia la decisione sullo scioglimento
di Giovanna Vitale
ROMA . È Nichi Vendola l’arma segreta che Sel intende utilizzare per uscire dall’angolo in cui le dimissioni del vicesindaco Nieri l’hanno ricacciata, salvare l’alleanza che due anni fa ha riportato il centrosinistra in Campidoglio e pure al governo della Regione Lazio, costringere il Pd ad alzare il livello del rimpasto della giunta romana con personalità alla medesima altezza.
È la mossa del cavallo. Che potrebbe davvero risolvere la complicatissima partita a scacchi che in queste ore ha come posta in palio la sopravvivenza dell’amministrazione Marino. Una manovra che la seconda gamba della maggioranza capitolina ha già studiato, ma intende agire con calma. Prima si dovranno avviare una serie di verifiche all’interno del partito locale e nazionale: stasera il coordinatore Fratoianni dovrebbe vedere il chirurgo dem, l’indomani toccherà al gruppo consiliare, lunedì sarà poi l’intera segreteria a riunirsi sul “caso Roma”, intessendo contestualmente un dialogo con il Pd.
Nel frattempo, la strategia messa in campo è quella del diversivo. Del gioco a carte coperte. E perciò «da questo momento in poi Sel è in appoggio esterno alla giunta Marino », scrive su Facebook Massimiliano Smeriglio, responsabile economico e vicepresidente del Lazio. «Ora sta al sindaco spiegare alla città cosa vuol fare e con quale squadra ». Il messaggio è chiaro: la palla passa al primo cittadino, a lui spetta fare i nomi, indicare con quale esecutivo vuole andare avanti e su quale programma. Se il pacchetto complessivo convincerà l’ala sinistra della coalizione, allora - e soltanto allora - si potrà sfoderare l’asso di cuori: quel Nichi Vendola disposto, a condizioni precise, a entrarein giunta con una delega pesante come quella alla Cultura. In attesa di capire la percorribilità dell’opzione più hard: fare il vicesindaco.
A confermarlo è stato indirettamente lo stesso Matteo Orfini, il commissario del partito cittadino incaricato da Renzi di sbrogliare la matassa: «Io non farò il numero 2 in Campidoglio», ha replicato alle indiscrezioni di stampa, «e non è neanche detto che alla fine sia qualcuno del Pd». Il sigillo su una trattativa con Sel che di fatto è già cominciata. E della quale ieri il presidente dei Democratici ha a lungo parlato con lo stesso Marino, che prima di volare a Losanna per la riunione del Cio cita Che Guevara: «La più grande dote di un rivoluzionario è studiare ».
Un’oretta di colloquio al Nazareno per tirare le somme, valutare quanto pesino i vendoliani - numeri alla mano - per la tenuta della maggioranza, sondare la disponibilità del sindaco ad accettare una presenza tanto ingombrante. E anche per avere un riscontro sull’incontro mattutino di Marino con il prefetto Gabrielli. Utile per concordare tempi e modi del rimpasto prossimo venturo.
La dead line per il salto di qualità invocato ormai un mese fa dal premier è stata infatti spostata a dopo la relazione del ministro Alfano sullo scioglimento del Campidoglio. Prima, doveva iniziare all’indomani del parere di Gabrielli, consegnato l’8 luglio, ma Marino e il Pd si sono fatti trovare impreparati. Ora tutto dovrebbe consumarsi entro fine mese, sempre che Alfano - che ha 90 giorni per condividere il suo verdetto in consiglio dei ministri - sciolga la riserva.
L’inquilino del Viminale non sembra avere fretta. Le dissonanze fra la relazione della Commissione prefettizia e le opposte conclusioni cui è addivenuto l’ex capo della Protezione civile consigliano prudenza. Tant’è che Alfano ha messo al lavoro sui due documenti un pool di prefetti. Per capire se il no allo scioglimento enunciato da Gabrielli sia fondato. Oppure se, come in un gigantesco gioco dell’oca, si debba tornare al punto di partenza. Nel qual caso, il rimpasto di giunta sarebbe inutile. E la crisi irreversibile. Fermo restando la data già cerchiata in rosso sul calendario: il 28 luglio, quando Renzi dovrebbe parlare alla Festa dell’Unità di Roma. E pronunciare la parola decisiva.